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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sgarbi e le rinnovabili: "Eolico e fotovoltaico vogliono aggredire la Tuscia, la procura scopra la mafia che c'è dietro"

L'assessore alla Bellezza Vittorio Sgarbi a bomba durante l'inaugurazione della mostra su Michelangelo al museo dei Portici

Quando parla, Vittorio Sgarbi non è mai banale, soprattutto perché svaria. La dialettica è sicuramente una delle sue abilità, che gli consente di poter trattare diversi argomenti all’interno di una sola discussione. E ieri, all’inaugurazione della mostra su Michelangelo al Museo dei portici, Sgarbi ha parlato anche di energie alternative, proprio in un momento in cui se ne parla e molto.

Raccontando di quanto Pasolini amasse le strade di Orte a “quei brutti palazzacci”, il critico d’arte si ricollega a quella che lui considera una vera e propria catastrofe: la diffusione dell’eolico e del fotovoltaico. “Mi auguro che il procuratore Auriemma - ha detto sgarbi rivolgendosi al numero uno della procura viterbese, seduto in prima fila di fronte a lui - scopra la mafia che c’è sempre dietro questa impresa, che altro non è che la vera trattativa stato-mafia. Infatti, per il 90% ha investito nel sud”. Una presa di posizione forte, in pieno stile sgarbiano.

“Eliminare un’area agricola per trasformarla in una distesa di pannelli e pale eoliche - ha proseguito - è un errore contro l’umanità e la costituzione. In Italia abbiamo 25 milioni di edifici innalzati fino al ‘59, 14 milioni dal ‘60 ad oggi. Il che significa più di 10 milioni di orrori in cemento. Rivestiamo quelli con il fotovoltaico, non i campi. La prima legge sulla tutela del paesaggio l’ha fatta Croce ai tempi del fascismo, noi non siamo contro la transizione ecologica ma vogliamo salvaguardare il paesaggio, evitando la sua distruzione”.

Non è la prima volta che Sgarbi prende posizione sull’argomento. Indimenticabile, infatti, la celebre uscita su Conti ("Le pale eoliche nel c***o”), così come quelle sul parco eolico di Urbino (“Una merda immonda”) e su Monia Monni, assessore regionale toscana che spingeva per le turbine nel Mugello (“Che tu sia maledetta”). Stavolta, per certi versi, c’è andato anche leggero.

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