rotate-mobile
Attualità

Caccia al cinghiale, nel Viterbese più di mille capi da abbattere in un anno

Approvato il piano di prelievo in selezione dei cinghiali nelle aziende faunistiche venatorie

Più del doppio, a volte anche il triplo, di cinghiali da abbattere fino ad ottobre 2023. La direzione regionale agricoltura, pesca e caccia ha approvato il piano di prelievo in selezione dei cinghiali nelle aziende faunistiche venatorie nella provincia di Viterbo. La proliferazione degli ungulati e la peste suina hanno convinto il Lazio ad ascoltare l’Ente produttori selvaggina di Viterbo che, visti i “gravi danneggiamenti alle coltivazioni e alle infrastrutture agricole interne alle aziende faunistiche venatorie causati dal cinghiale”, aveva chiesto di proseguire la caccia al cinghiale.

Dove si potranno cacciare i cinghiali

I piani di prelievo in selezione del cinghiale, per la stagione 2022/2023, si potranno realizzare nelle seguenti aziende faunistico venatorie: “Barbarano Romano", “Borghetto” "Bucone", "Canino", "Carbonara", "Casalone", "Castel Bagnolo", “Chiusa Farina”, “Filissano”, "Fondaccio", “Il Voltone”, "Mezzano", “Monti di Castro”, “Nepi”, "San Francesco", “San Martino”, "San Salvatore", "Settevene", “Sugarella” e “Vejano”. Per ognuna di queste aziende, è stato specificato il numero di capi che si potranno abbattere, divisi per sesso ed età.

Quanti cinghiali si potranno abbattere

Sono in tutto 1123 i cinghiali che potranno essere abbattuti con il prelievo in selezione. Un numero certamente superiore rispetto agli anni passati, basti pensare che nel 2019 ammontava a 570 esemplari mentre nel 2020 ad appena 478. Questo tipo di caccia si affianca, ovviamente, alle altre tipologie previste. Si stima che solo nel Lazio siano presenti circa 75mila cinghiali. Un dato in crescita che causa non solo problemi ai cittadini ma reca anche danni alle colture agricole. Un problema reso ancora più grave dalla peste suina.

Le aree maggiormente a rischio

Nel piano si spiega che le aree maggiormente a rischio per densità di cinghiali ed esposizione a contatti a rischio sono quelle della provincia di Rieti (Atc Ri1), Roma (Atc Rm1) e Viterbo (Atc Vt1 e Vt2). Queste sono quindi zone dove, più di altre, c’è il rischio di diffusione della peste suina. Per questo è necessario, secondo la Regione, continuare ad adottare misure per contenere la specie degli ungulati.

Le modalità di prelievo

Le aziende faunistiche venatorie saranno tenute a registrare le uscite e i capi abbattuti in selezione nel registro aziendale, tenendolo a diposizione per eventuali controlli, e trasmettere, annualmente, la rendicontazione dei piani di abbattimento selettivi all’area decentrata agricoltura competente per il proprio territorio. Infine, “visto il sempre più elevato rischio di introduzione del virus della peste suina africana”, viene espressamente richiesto di segnalare alle autorità competenti il ritrovamento di cinghiali morti (anche a causa di un incidente stradale) ma anche di quelli che, prima di essere abbattuti, mostravano “comportamenti anomali di qualsiasi tipo”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caccia al cinghiale, nel Viterbese più di mille capi da abbattere in un anno

ViterboToday è in caricamento