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Eolico e fotovoltaico, la soprintendente Eichberg: "Il paesaggio della Tuscia sta diventando artificiale"

La soprintendente per la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale al 27esimo convegno nazionale del Fai. Presente anche l'assessore Franco: "L'agricoltura elemento chiave di sviluppo economico del territorio"

"Il paesaggio della Tuscia da agricolo e storico rischia di diventare artificiale per l'abuso di impianti eolici e fotovoltaici". Parola di Margherita Eichberg, soprintendente per la provincia di Viterbo e per l'Etruria meridionale, durante il 27esimo convegno nazionale del Fai che per l'edizione 2023 ha scelto la città dei papi come location.

"Il paesaggio della Tuscia - afferma Eichberg - rischia di fare una fine illogica e autodistruttiva. Quello di Piansano, ad esempio, già lo stiamo cancellando. L'area intorno a questa cittadina e a quelle a lei vicine sta venendo devastata da una selva di pale eoliche". Ma non è l'unica, stando al discorso della soprintendente davanti ai responsabili, ai delegati e ai volontari del Fai riuniti al teatro dell'Unione. "C'è anche Pian di Vico, a Tuscania, dove sorgerà un grosso impianto fotovoltaico. Quella era una bellissima zona agricola, la cui bellezza è stata data dalla lavorazione del terreno che ciclicamente le permetteva di cambiare aspetto".

Tra le conseguenze che Eichberg rileva c'è lo spopolamento. "I cittadini - dice - stanno abbandonando questi territori. Oggi gran parte della Tuscia è terra di nuovi abitanti: persone straniere, che vengono da fuori". Ma quali sono, secondo la soprintendente, le cause di quello che definisce "un dilagare di impianti eolici e fotovoltaici"? "Ci troviamo in questa situazione - spiega - perché il Viterbese è terra di latifondi, e i latifondisti sono interlocutori privilegiati per chi vuole installare impianti eolici e fotovoltaici. Come soprintendenza stiamo cercando di frenare questo dilagare, ma il nostro lavoro è molto spesso ostacolato. Nella Tuscia ci sono pochissime tutele paesaggistiche. Non tutte le pale eoliche, ad esempio, sono soggette al passaggio presso i nostri uffici. Non aver tutelato questo territorio con vincoli diretti e monumentali è un vero peccato, e il rischio è che il paesaggio della Tuscia si trasformi in un paesaggio artificiale".

"Il paesaggio viterbese - continua Eichberg - è a vocazione agricola e storica. Gli agricoltori, sia grandi che piccoli, vanno supportati, servono delle misure concrete, perché finché ci sono loro il nostro territorio è protetto. Se ne prendono cura, lo tutelano, ne sono giardinieri e pittori, perché grazie a quello che seminano gli donano aspetti sempre diversi. Non dimentichiamo che la Tuscia è stata terra di grano. È stata il granaio di Roma, soprattutto Montalto di Castro e la Maremma laziale. Il noto palazzo a strisce, che risale al '500 e che si trova all'ingresso della Marina di Montalto e alla foce del Fiora, serviva proprio per il grano per la Capitale. Ma anche la canapa e il lino, che tra l'altro venivano macerate nelle vasche di acqua termale, hanno fatto la vera ricchezza di questo territorio".

"Curiamo il paesaggio, coltivandolo" è il titolo del 27esimo convegno nazionale del Fai, articolato in due sessioni. Si è aperto ieri, venerdì 24 febbraio, con la presentazione di Villa Caviciana, azienda agricola di Gradoli diventata il primo bene produttivo del Fondo ambiente italiano. Presente anche l'assessore allo Sviluppo economico locale e al Turismo, Silvio Franco: "La città di Viterbo - ha detto - interpreta l'agricoltura come elemento chiave di sviluppo economico del territorio. Uno sviluppo che non prescinde in alcun modo la connotazione ambientale e i preziosi servizi ecosistemici che la natura ci offre".

Insieme alla soprintendente Eichberg si sono confrontati sul futuro della Tuscia, sul suo essere intreccio di storia e natura nonché emblema di paesaggio rurale, Danilo Monarca, direttore del Dafne dell'Unitus, Remo Parenti, presidente di Confagricoltura, e Gabriele Antoniella, presidente del biodistretto Lago di Bolsena.

"La nostra provincia può fare un passo indietro e rappresentare un modello di sviluppo sostenibile su scale territoriale", sostiene Monarca, direttore del dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'università della Tuscia. "La Tuscia - ha invece riportato Parenti di Confagricoltura - è rimasta tagliata fuori dallo sviluppo economico del dopoguerra e abbiamo fatto di necessità virtù, con ottimi risultati. L'agricoltura è per la Tuscia identità sociale e culturale". Mentre Antoniella del biodistretto Lago di Bolsena ha affermato: "Dobbiamo tornare a produrre cibo nei nostri territori. Abbiamo bisogno di sviluppare una filiera corte e biologica, di finanziamenti differenziati da parte dell'Ue e di ripristinare la vegetazione ripariale per la sua grande funzione ecologica. Per un futuro che, più che sostenibile, vorrei definire possibile".

Oggi la seconda e ultima sessione del convegno che sarà aperta dagli interventi di Chiara Frontini, sindaca di Viterbo, e di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura e assessore alla Bellezza e monumenti del comune di Viterbo.

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