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POSSIBILI SCENARI

Quale futuro per Talete? Dalla Francia a Milano: Suez, Acea e A2A interessate alla privatizzazione

L'acqua viterbese gestita dai milanesi? Uno scenario possibile. Attenzione al ruolo dell'amministratore Genova

Talete, la società pubblica che gestisce il servizio idrico viterbese, è viva ma non salva dal fallimento. Martedì i sindaci hanno dato l’okay al doppio aumento in bolletta per i cittadini, scongiurando l’immediata scomparsa della società. Tuttavia, questa mossa potrebbe rivelarsi inutile in un futuro prossimo. Il disequilibrio finanziario rimane, come la poca credibilità agli occhi delle banche e delle autorità che pregiudica ogni richiesta di finanziamento. In soldoni, manca liquidità, non c’è cash. Ed un’azienda, senza, non va lontana.

Ecco perché, oltre al nuovo adeguamento tariffario, serve altro. La soluzione, ormai, sindaci e tecnici sembrano averla trovata: la privatizzazione della società. Non totale ma del 40% delle quote. Che comunque è sostanziosa, se si considera che il Comune di Viterbo - principale azionista ad oggi - detiene oltre il 21%. L’idea, dunque, è quella di dare all’ipotetico partner privato il doppio delle azioni del capoluogo. Con annessi e connessi. Chiaramente, chi rileverà quasi la metà delle quote societarie avrà più potere decisionale ma, al tempo stesso, anche più responsabilità finanziarie. 

Tre società private, lo scorso anno, si erano dette interessate ad approfondire un discorso per entrare in Talete. Sebbene regni il silenzio di dirigenti ed amministratori su quali siano queste tre aziende, fonti istituzionali hanno fatto un’ipotesi più che credibile. Suez, Acea e A2A avrebbero quantomeno sondato il terreno. Suez, colosso multinazionale francese, è il secondo gruppo mondiale nel campo della gestione delle acque e dei rifiuti, con un fatturato da 75 miliardi. E detiene pure il 23% di Acea, la municipalizzata del Comune di Roma Capitale. A2A, invece, è una multiservizi italiana fondata a Milano e partecipata sia dal comune meneghino che da quello di Brescia, il fatturato è di circa 12 miliardi. 

Ormai si è capito che la maggioranza dei sindaci della Tuscia vuole privatizzare Talete. È stato candidamente ammesso anche martedì da Emanuele Maggi, primo cittadino di Bassano Romano. E, ovviamente, i tre possibili partner privati interessati sono benaccetti. Le reti idriche italiane - anche quelle viterbesi - sono di proprietà pubblica, come stabilito da un decreto legge del 2008 e ribadito dalla Corte Cosituzionale, è perciò vietata la loro cessione a soggetti privati, anche se la società avesse capitale interamente pubblico. Ma la loro gestione può essere affidata a soggetti privati, questo è il punto a cui si aggrappano i sindaci. 

Tre strade si profilano per Talete: due portano in Francia ed una a Milano. Però la partita è aperta, considerando il ricorso presentato da Viterbo ed altri cinque comuni contro la decisione di cedere il 40% delle quote. Lanciandoci in una previsione spericolata, inoltre, potremmo dire che, con il possibile mutamento societario, cambierebbe anche la governance attuale. Salvatore Genova, ora amministratore unico, con ogni probabilità verrebbe rimosso dagli stessi privati di cui chiede a gran voce l’ingresso. Il suo ruolo in questa vicenda, dunque, appare piuttosto complicato. Fino a quando sarà lui ai vertici, dovrà amministrare. La domanda è: quanto tempo resta ancora a Talete prima del collasso?

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