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IN ATTESA DEL 3 SETTEMBRE / Centro Storico

Santa Rosa | L'appello del capofacchino alla vigilia del trasporto: "Senza gente intorno la macchina non ha senso, riempite anche via Marconi"

Sandro Rossi chiede di riempire il tratto straordinario la sera del trasporto: "L'appello è anche per amministrazione e forze dell’ordine. Prima di partire passeremo per dare un'occhiata, e se le cose non saranno come devono essere ci faremo sentire"

Secondo le comunicazioni pervenute dal comune, la sera del 3 settembre, per la macchina di santa Rosa, dovrebbe esserci il tutto esaurito. La città, stando alle previsioni, dopo due anni di attesa tornerà ad essere piena di turisti e viterbesi per il suo giorno più importante. Se lo augura soprattutto Sandro Rossi, storico capofacchino, colui che guida il trasporto lungo tutto il percorso. Rossi ha una particolare richiesta da fare a quelli che sceglieranno di scendere per le vie del centro storico: riempire via Marconi. “La macchina, senza gente intorno, non ha senso. C’è chi prega, chi piange, chi chiede la grazia… assisti ad una serie di cose che non vedi mai durante il resto dell’anno, anche difficili da spiegare”.

Per lei sono 14 trasporti consecutivi escludendo il Covid, possiamo parlare di record?
“Beh, il record l’ho già battuto due anni fa (ride, ndr), ma non ho mai guardato questa statistica. La cosa bella è che vogliono che ci sia te e ti votano per continuare, vuol dire che la gente si fida e desidera riconfermarti. 14 anni vuol dire 14 trasporti, ma ogni volta è bello come se fosse la prima”. 

All’ultimo trasporto, i nuovi facchini furono 22. Quest’anno? 
“Quest’anno ce ne sono nove di nuovi, c’è stata poca affluenza, purtroppo. Questo è dovuto a tre anni di assenza, passati senza stimoli verso questa festa. Non dico sia stata dimenticata ma messa nel cassetto. Vedrete che questo trasporto sarà d’incentivo e già dal prossimo anno tanti nuovi aspiranti facchini si faranno avanti”. 

Anche per le minimacchine c’era stata poca affluenza…
“È vero. Per due anni abbiamo tenuto questi ragazzi in casa, a giocare con telefonini e computer, e questo è il risultato. C’è stato un calo di tutte le attività in generale, basta guardare anche lo sport. Bisogna riportarli a vivere queste emozioni, riavvicinarli al 3 settembre”.

Lei ha chiesto a gran voce di far riempire il tratto di via Marconi, perché?
“Nel 2017, quando ci passammo l’ultima volta, era completamente vuota, c’erano solo le forze dell’ordine. Se dobbiamo passare in una via Marconi vuota, allora non ci passiamo per niente. Stavolta ci è stato chiesto di farlo per distribuire meglio la gente. Il marciapiede là è talmente enorme che a paragonarlo con quello di via Cavour viene da ridere, la gente ci deve stare. Non è difficile: se tu lasci aperta via Matteotti e dai a chi passa da lì l’obbligatorietà di andare sui marciapiedi, vedrai che li riempiono. Basta volerlo fare, non bisogna chiudere alle sei o alle sette. Noi arriveremo a piazza del Teatro tra le 22 e le 22,30, che senso ha chiudere alle sei? Tra l’altro, in quella zona del percorso (tra via Marconi e Sacrario, ndr) il comune ha anche organizzato una sorpresa”.

Ovviamente, lei non può svelarla…
“No. Non perché non voglia, ma perché proprio non la so. Non ce l’hanno accennata, ci hanno detto solo che sarà qualcosa di spettacolare. Noi proveremo a regalare uno spettacolo con le due girate, dedicate a Roberto Baldi e Massimo Taratufolo, due facchini purtroppo scomparsi”.

Dunque, l’appello ai viterbesi è quello di riempire il tratto di via Marconi che unisce piazza del Teatro al Sacrario?
“Assolutamente sì, non solo ai viterbesi ma anche all’amministrazione e alle forze dell’ordine. Prima di partire, passeremo per dare un’occhiata e, se le cose non saranno come devono essere, ci faremo sentire”.

Le tradizionali cene sono state spostate, anche quella tecnica con i facchini?
“Quella l’abbiamo anticipata di qualche giorno, perché abbiamo pensato che, se qualcuno si fosse contagiato, avrebbe avuto modo di tornare arruolabile per il tre. Stando tutti insieme, 250 persone, non si sa mai. Alla cena abbiamo spiegato ai facchini quello che bisogna fare e quello che non bisogna fare, soprattutto a quelli nuovi”.

Ecco, cosa dovrebbe non fare un facchino? 
“Ad esempio, i più emotivi vedono un cavalletto che non tocca terra e si agitano. Invece, c’è subito pronto quello delle zeppe che livella e mette tutto a posto. Intorno abbiamo 12 guide espertissime, con quarant’anni d’esperienza, che sanno esattamente come si muove la macchina. Anche i cavalletti li conosciamo benissimo, pensate che c’è anche chi si sdraia a terra per livellare. È tutto programmato e ben delineato, ai facchini abbiamo detto: ‘Di fronte a qualsiasi anomalia fate silenzio e state calmi, voi dovete soltanto portare peso e soffrire, poi gioire quando si arriva alla basilica’. Tranquillità e serenità”. 

È vero che ci sono dei riti prima del trasporto? 
“Certo, ogni facchino ha il suo. Io il 2 mi fermo a casa e non esco, se non la sera per fare le strisce. Mi metto anche a parlare con santa Rosa. So che sembra da matto a dirlo così, ma è la verità. Parlo pure con quelli che non ci sono più. Ognuno di noi ha un qualcosa che ripete tutti gli anni per passione e per darsi la carica. C’è chi va a trovare i famigliari seguendo un determinato ordine e chi fa altre cose che, a primo impatto, possono sembrare da 'goji' ma vanno rispettate”. 

Quale sarà il punto del percorso nel quale dovrete prestare più attenzione?
“Sicuramente il ritorno da piazza del Sacrario al Teatro, perché c’è un dislivello di cinque metri. È impercettibile ma stando attenti si può notare anche solo camminando, l’ingegnere ce l’ha misurato e ha dato conferma di questo. Per il resto, oltre a portare un grosso peso, non abbiamo punti difficili. Davanti, in quel tratto, avremo i piccolini, che hanno un passo più corto e per questo ci faremo aiutare da quattro corde”.

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