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L'OPINIONE

A Matteo Messina Denaro si chieda conto della morte di Attilio Manca

L'editoriale di Fabrizio Gatti, direttore editoriale per gli approfondimenti di Today

"Matteo Messina Denaro è stato catturato. È un giorno importante per l'Italia. Speriamo che non sia pronto il suo sostituto e soprattutto che si decida a parlare". Così, su Facebook, Angela Manca, la madre di Attilio, l'urologo di Belcolle trovato morto in casa nel 2004, dopo la cattura del boss di Cosa nostra. Dopo averlo inseguito per tre decenni, i carabinieri hanno fermato Messina Denaro, 60 anni, in coda a uno sportello della clinica Maddalena a Palermo. Ma, come scrive nel suo editoriale Fabrizio Gatti, direttore editoriale per gli approfondimenti di Today, "nelle storie di mafia le inchieste non si concludono con la cattura del ricercato: di solito cominciano proprio da lì".

Cattura Matteo Messina Denaro

Messina Denaro ha alcuni ergastoli da scontare. "Queste però - sottolinea Gatti - sono le certezze confermate dalle sentenze. A Messina Denaro si spera chiedano conto anche dei casi mai risolti: segreti che, operando ai vertici di Cosa nostra accanto a Riina e Provenzano, deve certamente conoscere". Tra i casi irrisolti Gatti inserisce anche "la morte - scrive - dell'urologo Attilio Manca, archiviata come overdose, nonostante il volto sfigurato dalle botte e le tante testimonianze, secondo le quali il medico non era affatto un tossicomane".

Gatti su Manca

"La morte del dottor Manca è sicuramente una delle più vigliacche fra le operazioni occulte messe a segno da quella diabolica alleanza di interessi che per tre decenni, fin dall'arresto di Totò Riina, ha unito i silenzi della mafia all'attività di alcuni apparati dello Stato. Alleanza di cui, dopo la cattura di Bernardo Provenzano, anche Matteo Messina Denaro è stato garante. Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, venne trovato morto la notte tra l'11 e il 12 febbraio 2004 nella sua casa di Viterbo, dove lavorava come urologo nell'ospedale della città. L'ipotesi, avvalorata dai fatti e da una relazione della Commissione parlamentare antimafia, è che il medico, su richiesta di un conoscente, abbia visitato un paziente siciliano. E abbia riconosciuto in lui Provenzano, durante la sua latitanza e prima dell'intervento in Francia per un tumore alla prostata. La morte del dottor Manca è ancor più vigliacca, perché la messinscena di siringhe fatta trovare nel suo appartamento infanga ogni giorno che passa la sua memoria".

Gatti conclude così il suo editoriale: "Una volta i mafiosi si facevano chiamare uomini d'onore, anche se nella loro attività criminale, militare e politica non c'era nulla di onorevole. La malattia oncologica che ha colpito Matteo Messina Denaro potrebbe non lasciargli molto tempo di vita: che almeno sia uomo e, visto che Riina, Provenzano e tanti altri non vivono più su questa terra, abbia il coraggio e ci aiuti a smontare la diabolica alleanza di cui è stato uno dei vertici. Lo faccia per la signora Angela Gentile, la mamma del dottor Manca, che come tante altre madri, mogli e figlie del nostro paese, attende da anni che qualcuno finalmente racconti la verità".

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