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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Detenuto suicida in carcere, chiesto il rinvio a giudizio del procuratore Auriemma e della pm Dolce

Il reato contestato è il rifiuto o l'omissione di atti d'ufficio per la mancata apertura di un procedimento penale dopo un esposto presentato dal garante dei detenuti del Lazio

Detenuto suicida in carcere, chiesto il rinvio a giudizio del procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma e della pm Eliana Dolce. Secondo l'accusa, non avrebbe indagato a fondo sulle cause della morte avvenuta cinque anni fa a Mammagialla.

Il pm di Perugia, Iannarone, contesta il rifiuto o l'omissione di atti d'ufficio per la mancata apertura di un procedimento penale dopo l'esposto presentato dal garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, che segnalò casi di presunti pestaggi ai detenuti a Mammagialla da parte della polizia penitenziaria. Tra questi quello di Hassan Sharaf, poi suicidatosi in carcere e morto a luglio 2018. Con una corda si impiccò alle grate della cella di isolamento in cui era stato rinchiuso, senza alcun motivo secondo garante dei detenuti e avvocati della famiglia.

Parti offese sono il ministero della Giustizia, il garante dei diritti dei detenuti del Lazio e la madre e la sorella di Sharaf, Aida e Saeed.

A fine giugno l'udienza davanti alla gip Angela Avila.

Le contestazioni

"Paolo Auriemma, in qualità di procuratore della Repubblica di Viterbo, a seguito del deposito dell'esposto presentato, in data 8 giugno 2018, da parte del garante per i detenuti nel Lazio, nel quale venivano riportate le dichiarazioni di diversi detenuti presso la casa di reclusione Mammagialla di Viterbo, indebitamente rifiutava l'iscrizione nel registro delle notizie di reato disponendo l'iscrizione dell'esposto solo in data 11 agosto 2018 nel registro mod. 45 (fatti non costituenti notizia di reato) nonostante dallo stesso emergessero specifiche notizie di reato".

"Eliana Dolce, in qualità di sostituto procuratore in servizio alla procura della Repubblica di Viterbo, assegnataria del procedimento penale mod. 45, aperto a seguito del deposito dell'esposto presentato, in data 8 giugno 2018, dal garante per i detenuti del Lazio, indebitamente rifiutava l'iscrizione delle notizie di reato emergenti dall'esposto nell'apposito registro, mantenendo il procedimento iscritto a mod. 45 nonostante dallo stesso emergessero specifiche notizie di reato che non costituivano già oggetto di altri procedimenti penali con indicazione dei detenuti dichiaranti quali persone offese, e pertanto ne disponeva, il 20 settembre 2021, direttamente il deposito in archivio (senza presentare richiesta di archiviazione al gip) omettendo di compiere le necessarie indagini al fine di acquisire e verificare le dichiarazioni dei detenuti che avevano riferito al garante di aver subito percosse e violenze, mostrando allo stesso e ai suoi collaboratori, le lesioni riportate sul corpo".

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