Bimbo di sei anni scappa dal centro di accoglienza: "Trovato nudo e scalzo sotto la pioggia, nessuno lo ha aiutato"
Il piccolo Mamadou è stato soccorso dall'avvocato Giuseppe Picchiarelli: "In tanti hanno preferito non vedere, girando il capo dall'altra parte". Intervento di 118 e polizia, che ha denunciato la madre per abbandono di minore ed è al lavoro su presunti maltrattamenti
Bambino di sei anni, non ancora compiuti, originario della Guinea, si allontana da un centro di accoglienza del capoluogo. È successo intorno alle 7,30 di ieri, lunedì 28 agosto. A raccontare il fatto l'avvocato Giuseppe Picchiarelli, che ha trovato il piccolo, di nome Mamadou, vicino al suo studio, in via Cardarelli, completamente nudo e scalzo sotto la pioggia.
Il legale ha soccorso il bimbo e dato l'allarme. È intervenuto il personale sanitario del 118 che portato il piccolo all'ospedale di Belcolle. Le volanti della polizia, invece, hanno rintracciato la madre a cui Mamadou è stato poi riaffidato. La donna avrebbe detto di non essersi accorta dell'allontanamento del figlio.
È stata denunciata per abbandono di minore. Gli agenti indagano per accertare o meno presunti maltrattamenti. Il bambino, che per raggiungere lo studio dell'avvocato ha sicuramente attraversato posti pieni di gente e nessuno si è fermato ad aiutarlo, avrebbe detto: "Non voglio tornare a casa perché ho paura che mamma mi picchi".
Il racconto dell'avvocato Picchiarelli
"Sotto il mio studio trovo sdraiato in terra un bambino completamente nudo e scalzo, mentre fuori diluviava e non era affatto caldo. Mi avvicino, chiedo se stesse bene. Si alza, si avvicina a me e cominciamo a parlare. Mi dice che si chiama Mamadou e che è fuggito di casa.
Fortunatamente in studio avevo un costume che avevo comprato per mio nipote sbagliando taglia e glielo metto, mentre un ragazzo che lavora in un negozio vicino gli fa indossare una maglietta così da ripararlo dal freddo del primo mattino. Nel frattempo lo faccio entrare e mi racconta di avere sei anni, che a settembre sarebbe andato a scuola e tante altre cose. Cerco di tranquillizzarlo. Poi lo prendo in braccio e gli dico che forse sarebbe stato il caso di tornare a casa perché la mamma era sicuramente preoccupata. Mi risponde di non volerci andare perché aveva paura che lo avrebbe picchiato.
Intanto arriva la polizia e l’ambulanza che avevamo prudenzialmente contattato e anche loro si sono prodigati per portare indumenti e calore umano. Mamadou è probabilmente tornato nel centro da cui era fuggito, ma non riesco a togliere dalla mente il suo sguardo perso nel vuoto tra paura e smarrimento e il fatto che sia potuto accadere che un bambino di sei anni cammina nudo e scalzo sotto la pioggia in una delle vie centrali più trafficate di Viterbo a quell'ora senza che nessuno si sia fermato.
Mamadou è invisibile perché la sua fragile esistenza ci richiama alle nostre responsabilità sbattendocele in faccia. Mamadou è un fantasma che i tanti onesti cittadini che a quell'ora attraversavano Viterbo hanno preferito non vedere, girando il capo dall'altra parte. Buona vita, piccolo Mamadou, anche se in questo squallido mondo non sarà facile".