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Cronaca

Giro di finte badanti, nella Tuscia perquisizioni e un indagato per immigrazione clandestina

Falsi permessi di soggiorno per regolarizzare circa 300 stranieri, l'operazione della Guardia di finanza di Siena tocca anche il Viterbese

Da 50 a 4mila euro per della documentazione falsa che sarebbe stata utilizzata per ottenere permessi di soggiorno. Il tutto dietro lo "specchio" di una società di servizi alle persone che assumeva badanti.

L'operazione nella Tuscia

L'operazione della Guardia di finanza di Siena, che ha smantellato un'organizzazione criminale ramificata in molte città italiane, ha toccato anche la Tuscia dove i militari hanno fatto perquisizioni e denunciato un cittadino tunisino, che qui viveva, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'uomo è ritenuto dagli inquirenti uno dei collaboratori esterni del titolare della società di servizi con sede a Chianciano, in provincia di Siena. Insieme a un complice, avrebbe avuto il compito di collocare presso i connazionali i servizi illeciti a pagamento che la società offriva.

Lo stratagemma

La società, hanno ricostruito gli investigatori, da maggio 2021 avrebbe assunto 347 badanti stranieri. Di questi, sia uomini che donne, solo 58 sarebbero stati impiegati realmente in attività lavorative (ma avrebbero dovuto lasciare parte del salario agli sfruttatori). Tutti gli altri, invece, avrebbero usato false buste paga, dichiarazioni di ospitalità e assunzioni fittizie per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, avere il reddito di cittadinanza o l'indennità di disoccupazione.

Operazione finanza immigrazione clandestina Siena

Gli arrestati

Otto gli indagati, di cui tre finiti agli arresti domiciliari. Si tratta del titolare della società e di due suoi stretti collaboratori, tutti italiani. Decine le perquisizioni eseguite tra le province di Viterbo, Mantova, Siena, Arezzo, L'Aquila e Firenze. La maggior parte dei badanti arrivava dalla Tunisia e dalla Georgia.

La società

La società avrebbe avuto basi a Chianciano e a Montepulciano, ma era operativa anche in Africa, in Georgia, in Francia e in Germania. Già nel 2021, stando alle verifiche della finanza, sarebbero emerse anomalie sulla società che avrebbe presentato un numero elevato di assunzioni a cui non sarebbero corrisposte altrettante retribuzioni. Dai controlli sui finanziamenti concessi con il decreto liquidità sarebbe poi emerso che l'amministratore avrebbe speso 30mila euro per tv, cellulari, abiti e cene al ristorante.

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