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Cronaca

Permessi di soggiorno per finte badanti, operazione contro l'immigrazione clandestina coinvolge la Tuscia

Tre italiani arrestati e cinque indagati in un'indagine della Guardia di finanza che partita da Siena ha interessato anche Viterbo

Una società operante nel settore dell'assistenza alle persone, oltre a collocare illecitamente sul territorio italiano numerose badanti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio 'hub' dedito al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. È quanto ha scoperto la Guardia di finanza di Siena che ha smantellato un gruppo criminale di portata internazionale.

Arrestati e indagati

Tre persone, tutti cittadini italiani, sono ritenuti gli artefici dell'associazione a delinquere e sono stati arrestati e messi ai domiciliari. Nel complesso l'operazione vede indagate otto persone: quattro italiani (compresi gli arrestati), una georgiana, un nigeriano, un maliano e un tunisino.

L'associazione

L'attività, coordinata dalla procura di Siena, è stata condotta attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche, accertamenti bancari, riscontri in varie questure d'Italia, nonché pedinamenti documentati da video e foto di indagati e lavoratori. All'esito delle indagini i finanzieri hanno scoperto l'esistenza, sul territorio senese, di un gruppo criminale strutturato composto da sette persone: cinque sodali (i quattro italiani e la georgiana) e due collaboratori esterni (il nigeriano e il maliano), che sarebbero stati dediti al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e all'impiego di personale straniero non in regola con il permesso di soggiorno.

Le indagini

"L'attività, avviata già nel 2021, nasce da una serie di approfondimenti relativi a soggetti caratterizzati da specifici indici di pericolosità sociale e/o gravati da precedenti di polizia", fa sapere la Guardia di finanza.

"Nella primavera di due anni fa gli approfondimenti sono sfociati in un controllo nei confronti di una società di Chianciano Terme, che ha rivelato l'avvenuta malversazione di finanziamenti erogati nell'ambito delle misure di sostegno del decreto Liquidità. I 30 mila euro percepiti dalla società erano stati infatti in parte distratti dalle loro finalità per essere utilizzati direttamente dall'amministratore per spese personali (l'acquisto di un televisore, di cellulari, di abiti, o più semplicemente per fare la spesa al supermercato o andare a cena fuori)".

Nell'ambito del controllo non è sfuggito alla magistratura e agli investigatori "l'ingente numero di lavoratori dipendenti della società, non commisurato alla sua effettiva struttura organizzativa". Una successiva attività ispettiva, in collaborazione con la Direzione territoriale del lavoro, ha evidenziato che, "al mese di maggio 2021, l'ente societario risultava avere alle proprie dipendenze ben 103 cittadini extracomunitari, sparsi su tutto il territorio nazionale e per i quali emetteva regolarmente buste paga, remunerandone in concreto solo 14. Questo aspetto, unitamente alla circostanza che il personale dipendente, formalmente assunto ma non retribuito, avesse in corso richieste di rilascio/rinnovo di permesso di soggiorno, ha ingenerato il sospetto che le buste paga fossero state create per fini diversi dalla certificazione di prestazioni lavorative".

"Le ulteriori analisi sulla posizione soggettiva dei vari dipendenti dichiarati dalla società hanno avvalorato il quadro indiziario, rivelando come alcuni dipendenti fittizi risultassero percettori di indennità di disoccupazione (in un caso) o di reddito di cittadinanza".

Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

La procura ha così aperto un fascicolo per il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, nella sua fattispecie aggravata.

"Al promotore del sodalizio - ricostruisce la finanza - si sono affiancati due stretti collaboratori, uno con funzioni amministrative e uno con funzioni più operative, un procacciatore di badanti di nazionalità georgiana, con il compito di reperire le donne per conto dei sodali, e un faccendiere che si occupava del loro smistamento sul territorio. I tre sono stati messi agli arresti domiciliari al termine dell'operazione. Sono stati individuati, inoltre, il nigeriano e il maliano che collocavano i servizi illeciti resi dal sodalizio presso loro connazionali".

"Gli approfondimenti bancari eseguiti hanno confermato che solo una minima parte dei dipendenti risultava effettivamente retribuita. Nel solo mese di dicembre 2022, ad esempio, a fronte di 179 dipendenti figurativamente assunti dalla società, solo 28 risultavano svolgere l’attività lavorativa per la quale erano retribuiti".

"In totale 347 le/i badanti assunti nel tempo, dei quali solo 58 impiegati realmente in attività lavorativa. In un caso un dipendente, per il quale era stata emessa formale busta paga attestante le prestazioni lavorative, si trovava già dal mese precedente all'assunzione detenuto in carcere o, ancora, un dipendente formalmente assunto già da diversi mesi, intercettato, chiedeva ai sodali di conoscere il nome della persona per la quale lavorava e dove solo il giorno prima di presentarsi dalla commissione per il rilascio del permesso di soggiorno".

"Il tariffario imposto ai migranti, differenziato in funzione dei servizi resi, variava da 50 a 4mila euro a seconda del servizio illecito offerto (falsa busta paga, dichiarazione di ospitalità, assunzione fittizia, etc). Servizi, quelli offerti anche a favore di extracomunitari residenti in Francia e Germania, nonché a favore di soggetti ancora nel loro paese natale e in procinto di entrare sul territorio comunitario".

Indagini internazionali

Le indagini si sono svolte anche sul territorio nordafricano, per il tramite del secondo reparto del corpo della Guardia di finanza attraverso il canale Interpol. "Infatti il promotore del sodalizio - riportano i militari - appariva intrattenere costanti contatti con il territorio tunisino, dove si recava frequentemente, dove aveva aperto un conto corrente ed era in procinto di avviare un'attività di impresa. Ed è proprio in Tunisia che lo stesso stava per recarsi per non fare più ritorno". Solo il tempestivo intervento degli inquirenti, quindi, avrebbe scongiurato la fuga dell'indagato, il quale avrebbe preso il volo per la Tunisia nelle prime ore del giorno successivo all'esecuzione delle ordinanze.

"Le badanti arruolate dalla procacciatrice georgiana operante nella zona di Empoli (Firenze), sottostavano - riporta la Finanza - al medesimo tariffario, sottratto direttamente dagli stipendi erogati (in un caso, i sodali sono riusciti a trattenere da un badante oltre 700 euro, consegnandole solo 300 euro di stipendio per un mese di lavoro). Badanti in qualche caso intimidite dalla possibilità di essere mandate via e vedersi negare l'agognato permesso di soggiorno".

"Oltre alle somme trattenute direttamente dagli stipendi, i sodali trattenevano per loro anche tutti gli oneri previdenziali e assistenziali relativi al personale dipendente, addebitati in fattura alle ignare famiglie per i servizi resi ai loro cari, salvo non eseguire alcun versamento previdenziale. Anzi, la società da questi utilizzata per fatturare i servizi resi alle famiglie risulta essere evasore totale".

Finanza in azione anche nella Tuscia

Nelle prime ore della mattina del 6 marzo, ricevuti i mandati dell'autorità giudiziaria, la Guardia di finanza ha dato esecuzione all'intervento, condotto nelle province di Viterbo, Siena, Firenze, Arezzo, Mantova e L'Aquila e che ha visto impiegati oltre 100 militari. Sono stati eseguiti tre arresti (il promotore e i suoi più stretti collaboratori), sequestrata la società utilizzata dai sodali ed eseguite 14 perquisizioni (una presso uno studio professionale).

Durante l'attività è stata rinvenuta e sequestrata documentazione contabile ed extracontabile, somme contanti detenute in buste destinate al pagamento degli stipendi delle badanti, cellulari, computer e anche piccoli quantitativi di droga e un bilancino di precisione.

Durante le attività è stato denunciato, inoltre, un cittadino extracomunitario irregolare, al quale la questura ha ordinato di abbandonare il territorio comunitario entro sette giorni, nonché una badante per il possesso e l'uso di una falsa carta di identità. "Quest'ultima, infatti, in sede di identificazione aveva esibito ai militari una carta di identità slovacca dove risultava nata a Bratislava e, pertanto, di cittadinanza comunitaria. Insospettiti dal fatto che la donna sembrasse ascoltare e comprendere le conversazioni tra le cittadine georgiane identificate e l’interprete utilizzato, i militari hanno effettuato ulteriori riscontri, ricostruendo un controllo subito dalla badante asseritamente slovacca presso la frontiera aerea di Bologna, dove era stata identificata mediante passaporto georgiano".

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