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Giovedì, 25 Aprile 2024
OMICIDIO DI DARIO ANGELETTI / Tarquinia

Il killer del prof Unitus voleva suicidarsi. La lettera alla ex compagna: "Quando leggerai queste righe non ci sarò più"

Per il 69enne, che ha iniziato a risarcire economicamente la famiglia della vittima, la procura ha chiesto una condanna a 23 anni: ecco perché

Nessun testimone verrà ascoltato nel processo a Claudio Cesaris, il 69enne ex tecnico di laboratorio di Pavia, accusato dell'omicidio del docente Unitus Dario Angeletti avvenuto un anno fa alle Saline di Tarquinia. La corte di assise di Roma, su consenso delle parti (procura, difesa e parti civili), ha acquisito il fascicolo integrale delle indagini durante la prima udienza tenutasi ieri, giovedì 17 novembre. Dopodiché il pm di Civitavecchia Alessandro Gentile ha tenuto la requisitoria conclusasi con una richiesta di condanna a 23 anni di reclusione.

Il pm: "Prove solide"

"Durante le indagini - ha detto il pm - sono stati raccolti elementi molto solidi, che provano la responsabilità dell'imputato. Le telecamere di sorveglianza riprendono Cesaris mentre scende dall'auto della vittima. Nella sua macchina, invece, sono state trovate tracce di sangue riconducibili ad Angeletti. Inoltre, particelle di polvere da sparo sono state rinvenute addosso a Cesaris Grazie allo Stub". A ciò si aggiunge che il 69enne è reo confesso. 

Perché chiesti 23 anni

La confessione resa al gip, unita alla collaborazione di Cesaris nella fase delle indagini, a partire dalle indicazioni fornite per la ricerca dell'arma che però non sarà mai trovata, e l'incensuratezza dell'imputato hanno portato il pm a chiede 23 anni di reclusione e non una pena superiore. Concesse le attenuanti generiche anche perché il 69enne avrebbe iniziato a risarcire i familiari della vittima.

"Ecco il movente di un omicidio premeditato"

Angeletti è stato ucciso il 7 dicembre 2021 con due colpi di pistola alla nuca mentre si trovava a bordo della sua auto. Per il pm si è trattato di un delitto premeditato: "L'intento omicidiario - dice - si manifesta ad ottobre 2021". Il perché, secondo l'accusa, è da ricondurre nella "mancata accettazione della fine della relazione" con una ricercatrice collega della vittima. Cesaris avrebbe sviluppato una "una marcata gelosia nei confronti di Angeletti, vissuto come antagonista, e/o di vendetta nei confronti della donna".

Le accuse

Oltre che di omicidio volontario aggravato, Cesaris è imputato anche di stalking ai danni della ex compagna. L'avrebbe pedinata, ad esempio, dopo l'acquisto di un dispositivo gps, dalla cui analisi sarebbe poi emerso che in una decina di occasioni i tre si trovavano negli stessi posti. Tarquinia e Civitavecchia su tutti, ovvero dove ci sono i dipartimenti universitari in cui lavoravano Angeletti e la ricercatrice. Inoltre, le avrebbe inviato un'infinità di email e messaggi, raccolti in ben 350 pagine, alcuni dei quali di questo tenore: "Ti auguro di provare il dolore che si prova quando si porta via una persona che ami".

"Disturbo da fine relazione"

Se per il pm tutto ciò suffraga l'ipotesi dello stalking, per la difesa - avvocati Michele Passione e Alessandro De Federicis - sono prova di un disagio psicologico vissuto da Cesaris. Nonostante dalla consulenza psichiatrica non sia emersa un'incapacità di intendere e di volere dell'imputato, per i legali il 69enne sarebbe caduto in un "disturbo da fine relazione". La difesa ha anche prodotto una lettera di Cesaris alla donna in cui manifestava l'intenzione di uccidersi: "Quando leggerai questa lettera non ci sarò più", avrebbe scritto.

Le parti civili

Nel processo sono parti civili la famiglia Angeletti (avvocato Rodolfo BentivoGlio), le sorelle della vittima (avvocato Massimiliano Zoli), la ricercatrice universitaria (avvocato Eliana Saporito), il comune di Tarquinia (avvocato Paolo Pirani) e l'università della Tuscia (avvocato Andrea Fedeli). Quest'ultima, che ha ricevuto anche il placet della presidenza del consiglio dei ministri, ha anticipato che devolverà l'eventuale risarcimento in borse di studio intitolate al docente.

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