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OMICIDIO PICCOLO MATIAS / Vetralla

"Ripugnante e vile. Ha inveito contro il figlio di 10 anni solo in casa, infierendo e provocandogli una morte non immediata e densa di sofferenza"

Le motivazioni per cui i giudici della corte di assise di Viterbo hanno condannato Mirko Tomkow all'ergastolo per aver ucciso il figlio soffocandolo e accoltellandolo

"Ripugnante. Spregevole. Vile. Ha inveito contro il figlio di 10 anni solo in casa, infierendo e provocandogli una morte non immediata e densa di sofferenza fisica e morale". Sono le parole messe nero su bianco dai giudici della corte di assise di Viterbo nella sentenza con cui hanno condannato all'ergastolo, con un anno di isolamento diurno, Mirko Tomkow per aver ucciso il figlio Matias appena tornato da scuola. Un figlio per il quale ha sempre provato "totale disinteresse - sottolineano i magistrati -, intervallato dal fastidio per le sue normali manifestazioni di bambino: non ne sopportava il pianto e durante il fine settimana doveva uscire con la madre perché Tomkow voleva riposare; non si è mai interessato alla scuola del figlio".

Il 16 novembre dello scorso anno il manovale polacco di 45 anni ha soffocato e accoltellato Matias nella casa di famiglia a Cura di Vetralla. Nell'uomo i giudici Eugenio Turco, presidente della corte, ed Elisabetta Massini, estensore, rilevano "la assenza di qualsiasi manifestazione di pentimento o consapevolezza della gravità dell'omicidio ai danni della prole". Un omicidio che definiscono "orribile". "Il bambino - ripercorrono - è rimasto vivo per il tempo in cui il padre, dopo aver avvolto il nastro adesivo sul viso, lo ha collocato nel cassettone (del letto, ndr) e si è recato in soffitta dove ha fumato e bevuto per poi tornare in casa e spargere di benzina tutto l'appartamento, ed in particolare la zona circostante il cassettone, per poi pugnalare per tre volte il bambino". In organi vitali tra la gola e il mento, al torace e al collo.

Un delitto pianificato. Arrivato a Vetralla con un treno dopo essere stato dimesso da un Covid hotel di Roma, Tomkow si è fermato a comprare tre bottiglie di vodka e una tanica di benzina ed è entrato in quell'appartamento a cui non poteva neppure avvicinarsi dopo essere stato allontanato per i continui maltrattamenti nei confronti della compagna nonché madre di Matias. "Si è munito della benzina prima di portarsi in casa occultandola in soffitta", da dove ha "atteso il ritorno del figlio (da scuola, ndr) predisponendo intanto l'occorrente per incendiare la casa".

Oltre alla premeditazione la corte ha riconosciuto l'aggravante di aver ucciso un familiare minorenne, quella della minorata difesa perché "il bambino si trovava solo all'interno dell'appartamento", quella degli abietti e futili motivi. "L'omicidio del figlio - affermano i giudici - non può in alcun caso ritenersi reazione proporzionata alla applicazione della misura dell'allontanamento (dalla casa familiare, ndr). Peraltro Tomkow era a conoscenza che il procedimento non era originato neppure da una denuncia della moglie, circostanza che non poteva non influire sul destinatario della sua eventuale ira". Il tribunale ha escluso solo la crudeltà. Per i giudici Tomkow non si è accanito, nonostante le tre coltellate inferte al figlio.

Il 45enne è stato condannato anche per maltrattamenti per "avere - scrivono i magistrati - con estrema frequenza ingiuriato pesantemente la compagna, minacciato più volte la stessa di morte, averla percossa e in due occasioni aver brandito una volta un coltello ed un'altra un attizzatoio contro costei". A lei, Mariola Rapaj, Tomkow deve 200mila euro di provvisionale. Mentre agli zii di Matias, Marcela Rapaj e Ubaldo Marcelli, 100mila euro ciascuno. Il risarcimento, per loro che si sono costituiti parte civile, sarà poi stabilito in sede civile.

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