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OMICIDIO DI NATALE

Accoltella il coinquilino e lo lascia agonizzante in strada. Davanti al giudice si difende per tre ore: "Non volevo ucciderlo"

Iniziato il processo per omicidio volontario. Rito abbreviato secco, che consente all'imputato di usufruire dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna

Tre ore davanti al giudice a fornire la propria versione dei fatti e a ribadire quanto ripete dall'inizio: "Non volevo uccidere il mio coinquilino, è stato lui a puntarmi il coltello contro e io mi sono difeso". Nelson Christofer, nigeriano di 31 anni, è imputato per l'omicidio volontario del connazionale con cui viveva: Enogieru Orobosa, morto a 28 anni nella notte tra il 24 e il 25 dicembre dello scorso anno. La notte di Natale.

Per Christofer, in carcere da nove mesi, ieri è iniziato il processo celebrato a porte chiuse nell'aula del gup del tribunale di Viterbo. Rito abbreviato secco, grazie al quale, in caso di condanna, potrà usufruire dello sconto di un terzo della pena. Sentito dal giudice Giacomo Autizi, il 31enne ha ricostuito - dal suo punto di vista - quanto accaduto quella notte e ha ribadito quanto sostiene dal primo interrogatorio: "Non volevo uccidere Orobosa, lui mi ha aggredito puntandomi contro il coltello che aveva in mano e io mi sono difeso".

Secondo l'accusa, invece, la sera della vigilia di Natale, nell'appartamento che condividevano in zona via Garbini, tra i due sarebbe scoppiata una violenta lite durante la quale l'imputato avrebbe impugnato un grosso coltello da cucina spaventando il coinquilino che sarebbe scappato in strada dove è stato raggiunto dalla coltellata all'addome. All'arrivo dei soccorritori, Orobosa era ancora cosciente e avrebbe fatto in tempo a puntare il dito contro Christofer. Poi la corsa in ospedale, dove è giunto in fin di vita e dove nella notte è morto per emorragia interna.

Mentre la vittima spirava, l'imputato si è dato alla fuga trascorrendo la notte a casa di un amico. È stato arrestato all'alba del 25 dicembre, quando è tornato nell'appartamento che condivideva con Orobosa e dove è stato sorpreso dai poliziotti della questura di Viterbo. L'arma del delitto, il coltello, non è mai stata ritrovata.

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