Omicidio Bramucci, la cognata ha tentato di allontanare i sospetti che si stavano concentrando su di lei
Per Sabrina Bacchio terzo giorno in carcere, in isolamento, in attesa dell'interrogatorio di garanzia
Ha tentato di allontanare i sospetti che si stavano concentrando su di lei. Nell'indagine sull'omicidio di Salvatore Bramucci l'attenzione degli inquirenti cade subito su Sabrina Bacchio, la cognata 48enne della vittima nonché sorella della moglie. Ad insospettire i carabinieri del nucleo investigativo di Viterbo sono stati alcuni contatti emersi tra la donna e Tonino Bacci, considerato aver fatto parte della terna del gruppo di fuoco che ha freddato Bramucci nelle campagne di Soriano nel Cimino. Telefonate che vengono registrate il 4 e il 7 agosto, rispettivamente giorno dell'ultimo sopralluogo di Bacci nella zona del delitto e quello dell'agguato mortale. Una curiosa coincidenza per gli inquirenti, a cui si aggiungono quelle lontane frizioni tra cognati sfociate in una denuncia per furto sporta da Bramucci nei confronti di Bacchio.
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Tutte "circostanze da non sottovalutare e ulteriormente approfondire", scrive la gip di Viterbo Rita Cialoni nell'ordinanza di arresto che il 13 settembre scorso ha fatto finire in carcere Bacci e il complice Lucio La Pietra. Quello stesso giorno Bacchio, il compagno Costantin Dan Pomirleanu e il quarto uomo della banda - Alessio Pizzuti - scoprono di essere indagati a piede libero. Ognuno di loro, secondo gli investigatori, ha avuto un ruolo ben preciso nell'omicidio Bramucci. Scattano perquisizioni e interrogatori, ed è nell'ambito di uno di questi che Bacchio rende spontanee dichiarazioni sostenendo che "Bacci nell'ultimo periodo le aveva chiesto ripetutamente notizie sulle abitudini di vita di Bramucci, tra l'altro sugli orari in cui l'uomo usciva in permesso dagli arresti domiciliari".
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Per i carabinieri, però, si è trattato di un tentativo di allontanare i sospetti che iniziavano a concentrarsi su di lei. Di lì a poco, infatti, scoprono che dalla metà di luglio tra la donna e gli altri indagati, in particolar modo Bacci, è un susseguirsi di conversazioni telefoniche e incontri in cui lei avrebbe dato direttive, condiviso gli orari della vittima e i luoghi dove sapeva che il cognato si muoveva. Per gli inquirenti, dietro all'omicidio ci sarebbe stata da sempre Bacchio: "Il gruppo di fuoco - mettono nero su bianco - si muoveva sulla base di precise indicazioni fornite dalla donna, che aveva preso parte alla pianificazione dell'azione omicidiaria fin dall'inizio della sua ideazione".
Sarebbe stata lei stessa, a fine luglio, ad accompagnare gli altri indagati in un primo sopralluogo nella zona del delitto. Nella sua casa di Guidonia, inoltre, Bacci si sarebbe recato nella tarda mattina del 4 agosto, giorno dell'ultima perlustrazione sulla scena del crimine, e sempre lì sarebbe stato dall'ora di pranzo e fino a metà pomeriggio del 7 agosto, giorno dell'omicidio avvenuto poco dopo le 8 di mattina. Tutti questi elementi hanno permesso alla procura di Viterbo di chiedere e ottenere dal gip l'ordinanza di arresto che ha fatto finire la 48enne nel carcere di Rebibbia per omicidio volontario in concorso. Lì si trova da sabato pomeriggio, in isolamento preventivo, in attesa dell'interrogatorio di garanzia fissato per domani.
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