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CRISI ECONOMICA / Montalto di Castro

Dopo 22 anni di attività chiude la Ssd nuoto Montalto: "Abbiamo cercato un aiuto ma l'amministrazione non ha accettato"

L'associazione dilettantistica ha visto aumentare i costi di gestione fino a 7 volte il normale costo e ha dovuto arrendersi

Chiude la Ssd Centro Nuoto Montalto dopo 22 anni di attività. L'associazione che da anni organizza i corsi di nuoto presso la piscina di Montalto di Castro, come molte altre attività, ha dovuto alzare bandiera bianca dopo due anni di chiusure a singhiozzo dovute alla pandemia e ora a causa del caro energia. "Le motivazioni che ci hanno spinto a mollare sono molteplici - hanno scritto in un lungo post su facebook -. Partiamo dalla pandemia che in 2 anni ci ha messo a terra a causa di restrizioni e protocolli impossibili da mettere in pratica,  fino al caro bollette che ha portato il prezzo del gas a 7 volte il dovuto e l’elettrico a 4 volte. Costi improponibili da sostenere per noi senza un aiuto".

L'associazione sportiva dilettantistica preparava i ragazzi e le ragazze dell'alto Lazio nelle varie specialità in acqua, gli assistenti bagnanti per le spiagge, la squadra di nuoto sincronizzato con risultati davvero importanti in alcuni casi. Era un centro sportivo di riferimento per il territorio e per i comuni limitrofi. Frequentatissimo da bambini, ragazzi e adulti di tutte le età. Nel mese di marzo l'aria era già pesante e mentre i ragazzi volavano alle finali dei Campionati Regionali, l'associazione già dichiarava di combattere per la sopravvivenza. "Ci abbiamo provato fino alla fine - proseguono nello scritto sui social -. Da marzo che ci sono stati  incontri serrati con la vecchia amministrazione e, subito dopo l’insediamento della nuova, già a partire dal 15 giugno abbiamo chiesto incontri, sollecitati più volte agli uffici competenti e attraverso pec. Il primo incontro è avvenuto il 18 agosto e il secondo circa una settimana dopo per cercare di trovare un accordo, un aiuto. Abbiamo fatto una proposta di gestione attraverso pec protocollata per poter andare avanti pagando una parte di spese, ma l’amministrazione non ha accettato e sotto un certo punto di vista anche giustamente, perché in questo periodo di disagio economico accollarsi le spese tanto onerose di un impianto, parliamo di circa 300 mila euro, è veramente problematico lo capiamo benissimo". 

Purtroppo questo non è un caso isolato, sono tante le attività in grave crisi che stanno cercando di sopravvivere ai rincari dovuti alla crisi energetica. Solo un paio di giorni fa il segretario provinciale di Confcommercio, De Simone, aveva lanciato l'allarme portando all'attenzione della politica che nel nostro Paese 882mila micro e piccole imprese sono a rischio default per il caro energia.  

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