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Studenti al lavoro per riportare alla luce la Tarquinia di età romana: "Ma per continuare gli scavi abbiamo bisogno di fondi"

L'appello di Damiano Berlato, studente dell'università di Verona: "Aiutateci a riportare in "vita" una storia unica". Ecco come fare

Scoprire la città romana di Tarquinia. È l'obiettivo della missione archeologica del gruppo di studiosi dell'università di Verona che dal 2016, diretti dal professor Attilio Mastrocinque, stanno esplorando alcune aree occupate da edifici, sia privati che pubblici, di età romana nell'antica città di Tarquinia. "Ma per continuare gli scavi abbiamo bisogno di finanziamenti", dice Damiano Berlato studente dell'Univr. È lui che, a tal proposito, ha avviato una campagna di crowdfunding.

A Tarquinia la ricerca si sta concentrando nell’area della cosiddetta domus del mitreo (zona dove nel 2014, dopo un arresto dei carabinieri, è stata recuperata la statua del dio Mitra, oggi al museo archeologico della città) e nel foro romano, individuato grazie alle prospezioni magnetometriche che permettono di osservare le strutture sepolte nel sottosuolo. Quest’ultimo strumento è il focus della missione. "I risultati delle indagini geofisiche stanno, infatti, offrendo - sottolinea Berlato - nuovi importanti elementi per la conoscenza dell’urbanistica della città di Tarquinia in particolare di età romana".

I primi risultati della ricerca archeologica sono stati pubblicati nel primo volume dedicato alla cosiddetta domus (La domus del Mitreo a Tarquinia. Ricerche archeologiche dell’università di Verona, volume I. A cura di Attilio Mastrocinque, Fiammetta Soriano e Chiara Maria Marchetti). Farà seguito, a breve, il secondo volume e un libro contenente i risultati delle prospezioni.

"Nonostante i diversi anni di ricerca - afferma Berlato - la città ha ancora molti misteri da svelare. L’area è, infatti, interessantissima visto il mischiarsi delle diverse popolazioni etrusche e romane che si sono succedute nel tempo, dando vita a una città con accentuate peculiarità sia costruttive che economiche e sociali. La missione archeologica, anche grazie all’attenzione che il comune ha dato allo scavo in questi anni, sta continuando le ricerche con l’obiettivo di comprendere le dinamiche insediative di età romana, un periodo della storia della città finora poco noto".

Scavi dell'università di Verona a Tarquinia

Per arrivare a questo risultato ogni anno l’equipe di scavo si pone degli obbiettivi a partire dalle scoperte dell’anno precedente. "Per la campagna di scavo del 2023 - fa sapere Berlato - gli obbiettivi sono, per la cosiddetta domus, continuare le ricerche all'interno dell'edificio per capirne la funzione originaria e i limiti di questo grande complesso (si parla di una struttura enorme con diverse stanze, cortili, pavimenti decorati e una fontana) e i cambiamenti a seguito di un terremoto avvenuto in età tardo antica. Per il foro, invece, oltre a cercare di comprendere le varie attività di costruzione e vita, importanti per poter ricostruire l’edificio pubblico, si cercherà di individuare anche le fasi che hanno preceduto la costruzione e quelle che ne hanno determinato l’abbandono del complesso forense. In particolare, cercheremo di capire i limiti e la cronologia di un piccolo impianto termale e seguiremo parte del tracciato della strada basolata lungo il lato est del foro".

Tutto ciò muove almeno una ventina di studenti di varie università (nel 2022 erano presenti anche tre ragazze spagnole e una francese) e diversi professionisti, come la responsabile dello scavo Fiammetta Soriano e dei materiali Luca Arioli. Il tutto, negli ultimi anni, ha mosso circa sessanta persone ogni anno. "Come si può immaginare - sottolinea Berlato - uno scavo archeologico è estremamente costoso e, di conseguenza, necessita di tanti fondi. Il comune di Tarquinia aiuta la missione e lo ringraziamo. Per questo motivo, con il supporto di varie figure interne allo scavo e degli studi che sto conseguendo sull’argomento, ho avviato una campagna di crowdfunding per contribuire allo svolgimento delle numerose attività dello scavo archeologico di Tarquinia".

La campagna si svolge sulla piattaforma online Gofundme (il nome della campagna è “Tarquinia, la città romana da scoprire" ed è raggiungibile cliccando a questo link) ed è supportata dalla pagina Instagram “archeologiapubblica” e dalla pagina dello scavo “missione_tarquinia_univr”. "Inoltre - aggiunge Berlato - per chi volesse donare in maniera un po’ più consistente e osservare come lo scavo userà queste donazioni, ci sono due possibilità: richiedere una visita guidata dello scavo, condotta dagli archeologi, e per chi è più volenteroso e dotato di una assicurazione e visita di idoneità fisica che permettono di entrare in un cantiere, si può richiedere di partecipare alla missione archeologica per un giorno".

Perché è importante donare anche solo cinque euro allo scavo? "Tarquinia - risponde Berlato - ha una storia enorme, che sotto molti aspetti è unica. Questa storia, che abbraccia tre diverse società totalmente diverse tra loro (ovvero quella etrusca, romana e medievale) vive ancora sotto la stratigrafia che l’ha sepolta. Perché allora non permettere a questa storia di riprendere vita? La missione archeologica dall'università di Verona, che va avanti da diversi anni, sta recuperando alcuni tasselli della storia della città romana ma per ricomporre l’intero puzzle serve il vostro aiuto. L’anno scorso diversi studenti della scuola superiore “Vincenzo Cardarelli” di Tarquinia hanno partecipato attivamente allo scavo, dando quindi il loro importante contributo alla ricerca, così come varie associazioni culturali come “Archeotuscia” e la “Società tarquiniese d’arte e storia” hanno voluto partecipare in vario modo al progetto. Detto questo, perché allora non farsi coinvolgere? Lo scavo riapre a settembre e si accettano tutti gli aiuti possibili per continuare a far conoscere la storia di Tarquinia romana a più persone possibili. Un piccolo aiuto per la conoscenza di una grande storia".

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