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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'INCHIESTA

Braccianti sfruttati e sottopagati, indagato l'imprenditore Danilo Camilli: "Chi protestava minacciato di licenziamento"

Il gip ha disposto il controllo giudiziario dell'azienda agricola di Castel d'Asso: si occupa di ortaggi, è tra le più grandi del Viterbese e punto di riferimento della grande distribuzione organizzata

Sfruttamento del lavoro nelle campagne di Castel d'Asso a Viterbo. Al centro dell'inchiesta di procura e carabinieri una delle più grandi aziende agricole del territorio, che si occupa di ortaggi, affermata anche a livello nazionale e punto di riferimento della grande distribuzione organizzata. Indagato il titolare, l'imprenditore agricolo Danilo Camilli.

Circa 150 i dipendenti dell'azienda, la maggior parte dei quali provenienti da paesi africani. Gli investigatori hanno ricostruito che "gli operai, impiegati nella lavorazione dei campi, sono stati sottoposti a condizioni lavorative caratterizzate da lunghissimi turni di lavoro (dall'alba al tramonto, anche fino a tredici ore al giorno), dall'esposizione alle intemperie e talvolta dalla mancata fruizione del giorno di riposo settimanale, ferie e malattie retribuite e dalla corresponsione di remunerazioni palesamenti difformi rispetto ai dettami dei contratti nazionali e provinciali, mentre i salari venivano in parte corrisposti mediante bonifico e in parte in nero". E ancora: "I lavoratori - riportano gli inquirenti - non venivano dotati di calzature e vestiti idonei da utilizzare in caso di pioggia e non venivano rispettate le condizioni di sicurezza per gli spostamenti a bordo di mezzi agricoli, con conseguente rischio per la loro incolumità".

Sfruttamento del lavoro a Viterbo - Braccianti all'opera

Secondo le indagini, che si sono concentrate su un periodo di circa cinque anni - dal 2017 agli inizi del 2022 -, "in talune circostanze, il lavoratore che protestava per avere migliori condizioni lavorative, reddituali o relative alla fruizione del previsto riposo, veniva minacciato di licenziamento. L'indagato (Camilli, ndr), però, non si limitava ad allontanare gli operai che avevano effettuato delle rimostranze, ma si adoperava affinché altri imprenditori, che operano nello stesso settore, non assumessero i lavoratori da lui allontanati o che li licenziassero qualora li avessero inconsapevolmente assunti".

Sfruttamento del lavoro a Viterbo-2

L'imprenditore Camilli, stando agli inquirenti, avrebbe approfittato dello stato di bisogno dei braccianti. "Provengono - spiega il procuratore capo Paolo Auriemma - da paesi poverissimi e con una disastrosa situazione sociale e politica. Per lo più sono giunti in Italia dopo lunghi e rischiosi viaggi che comprendono, in alcuni casi, l'attraversamento del Mediterraneo dalla Libia, pericoli cui si sono ovviamente esposti perché mossi dall'impellente necessità di trovare un lavoro, mediante il quale percepire risorse necessarie a garantire il proprio sostentamento nonché quelli delle famiglie rimaste nei paesi d'origine".

Sfruttamento del lavoro a Viterbo

Le indagini sono durate mesi. I carabinieri del comando provinciale di Viterbo hanno sentito oltre cento dipendenti, acquisito documenti, fatto appostamenti e ispezioni. Ieri mattina, con il supporto dei colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro, hanno dato esecuzione all'ordinanza che dispone misure cautelari reali emessa dal gip. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo, funzionale alla confisca, di circa 540mila euro e il controllo giudiziario dell'impresa agricola. 

Sfruttamento del lavoro a Viterbo - Braccianti all'opera-3

"Tale provvedimento, adottato in luogo di un sequestro preventivo - spiega il procuratore capo Auriemma -, attraverso l'affiancamento di un amministratore giudiziario all'imprenditore, da una parte, ha la finalità di evitare ripercussioni negative sui livelli occupazionali dell'impresa o di compromettere il valore economico del complesso aziendale, dall'altra parte, di evitare che si verifichino situazione di grave sfruttamento lavorativo".

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