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Giovedì, 25 Aprile 2024
IMBARAZZO E PROTESTE

Santa Rosa: la cronistoria degli eventi che hanno portato allo scontro tra facchini e istituzioni

Il 3 settembre è stata una giornata intensa, ricca di momenti in cui la tensione si tagliava col coltello. Ecco la serie di eventi che ha quasi portato all'incidente diplomatico tra Sodalizio e politica

Le parole al veleno rivolte dal consigliere comunale Eros Marinetti a Sandro Rossi sono state l’apice di una sequenza di episodi in cui il nervosismo dei facchini, dovuto alle misure stringenti, si è scontrato con la fermezza delle istituzioni. Le quali, alla fine, sono state costrette a cedere di fronte alle richieste del Sodalizio.

Le condizioni della casa di santa Rosa e la pioggia

Tutto è iniziato a mezzogiorno, quando i primi facchini sono passati alla casa di santa Rosa, come da prassi. Lo spettacolo presentatosi sotto i loro occhi ha fatto arrabbiare più di qualcuno: buche, sampietrini divelti, erbaccia alta e sporcizia. E questo era solo l’antipasto, quel che sarebbe accaduto di lì a poco avrebbe lasciato tutti attoniti. 

Alle 12,45 a Viterbo piove a dirotto ed è in programma l’incontro tra i facchini e le autorità al teatro dell’Unione. Il maltempo, che inizia anche a preoccupare in vista del trasporto, costringe a posticipare l’incontro. Ma, nel frattempo, il Sodalizio, capitanato da Massimo Mecarini e Sandro Rossi, ha già iniziato una breve ricognizione per le strade interessate dal percorso. E, quel che i due vedono, non piace affatto. Complice anche l’acqua che piove dal cielo a secchiate, l’affluenza nelle piazze e nelle vie non convince i facchini.

Alle 14 l’incontro prende il via con un’ora di ritardo. Qui il capofacchino Sandro Rossi si scaglia contro tutti: ”A piazza Fontana Grande – ha detto – c’è spazio per 2mila persone e ce ne saranno 200. A piazza del Comune, dove ce ne vanno 3mila, ce ne saranno 600. A piazza delle Erbe ci sono tutt’intorno alla fontana le transenne, non ci può stare nessuno. Da quando ero piccolo ricordo che dietro, su via dell'Orologio Vecchio, ci stava gente”. Chiara Frontini risponde quasi piccata: “Il mio compito è applicare le regole e farle rispettare”. Rossi replica dicendo che non si riferiva a lei.

Al termine dell’infuocato incontro, nel quale Rossi - per esclusione - deve essersi rivolto a prefettura e questura, i facchini iniziano il giro delle sette chiese. Ma, causa maltempo, le chiese si riducono a due e, fatto inedito, il cerimoniale viene rotto: tutti al Santuario in ordine sparso. Indiscrezioni raccontano di un Sandro Rossi infuriato come non mai, mentre Frontini cercava di convincere il prefetto Antonio Cananà ed il questore Giancarlo Sant’Elia ad assecondare le sue richieste.

Il ritiro spostato e via della Sapienza

Mentre proseguono le trattative tra comune, prefettura e questura, i facchini raggiungono il loro ritiro. Non al boschetto dei Cappuccini ma al PalaMalè, altro cambio di programma mal digerito dal Sodalizio. La banda di Vejano arriva su un pullman dell’esercito, i Facchini su degli inusuali pullmini arancioni di linea Francigena. I famigliari che aspettano di fronte ai cancelli del palazzetto sono quasi increduli. Durante la cena, rigorosamente blindata, Sandro Rossi impartisce le ultime indicazioni prima di recarsi di nuovo alla basilica per la sfilata. Nel frattempo, le autorità cominciano a prendere posto a San Sisto, sotto alla macchina, e a piazza del Comune. Alle 19,30 le forze dell’ordine iniziano a chiudere le porte della città per blindarla, mentre in piazza del Teatro l’ira funesta di Rossi è implacabile. Per lui è inaccettabile vedere due recinti di transenne e persone talmente distanti da non poter essere neanche ascoltate. Dopo un lungo braccio di ferro, le autorità acconsentono di rivedere i posti in piedi. Tutto finito? Macché. Alle 20, orario in cui sarebbe dovuta iniziare la sfilata dei facchini, nessuno si muove. Il Sodalizio vuole anche l’apertura di via della Sapienza, inizia un altro braccio di ferro. Con notevole ritardo, la marcia verso San Sisto riparte ma deve di nuovo bloccarsi alle Erbe. Qui, in un clima surreale, il corteo si ferma ancora, di fronte agli spettatori in confusione. Rossi e Mecarini, dopo aver visto la desolazione al Suffragio e a via dell’Orologio Vecchio, minacciano di non effettuare il trasporto e la politica cede: aperta totalmente via della Sapienza. I facchini ripartono nuovamente, stavolta senza interruzioni, fino ad arrivare a San Sisto. Ma pure via Carletti, che affaccia su fontana Grande, è vuota. Anche qui le lamentele sono puntuali e, dopo un po' di insistenza, si acconsente ad aprirla.

Imbarazzo sotto alla macchina

Alle 21,40, finalmente, sono tutti sotto Gloria, pronti per cominciare. Sandro Rossi non sembra affatto soddisfatto di quanto accaduto, nonostante le sue istanze fossero state accolte, mentre Frontini non indossa il suo miglior sorriso. Nell’aria la tensione si taglia col coltello. I facchini non entrano nella chiesa di San Sisto per la benedizione in articulo mortis, atta a scongiurare eventuali pericoli o incidenti, e si posizionano per la mossa. Prima, però, c’è la consegna delle chiavi. Frontini fa il suo discorso, chiede a gran voce di “riportare Rosa a casa” - secondo qualcuno, ancora preoccupata per una possibile protesta - e consegna le chiavi della macchina a Rossi. Quest’ultimo, di ghiaccio, prende il microfono e dice: “Qui c’è Vincenzo Fiorillo, che è il costruttore della macchina, che consegnerà al sindaco la macchina, come da tradizione, e il sindaco la consegnerà al Sodalizio”. Cala il gelo tra i presenti, Fiorillo dice le due parole imposte dal rituale e passa di nuovo la palla a Frontini, la quale, imbarazzata, chiude: “Io l’ho già consegnata simbolicamente al Sodalizio e vi chiedo di portarla a casa”.

La girata a piazza del Comune

Archiviato l’imbarazzo per il pasticciaccio alla consegna delle chiavi, i facchini hanno letteralmente corso dalla mossa a piazza del Comune. In tre minuti sono arrivati da San Sisto a Fontana Grande, dove la sosta è durata dieci minuti. Qui Rossi si è sfogato: “Al Suffragio c’era una fermata vuota, volevano farci fermare senza un cristiano presente. Anche al Sacrario le persone stavano a cinquanta metri dalle transenne, non è possibile. Forse - conclude l’amara riflessione - per qualcuno sarebbe anche meglio non farla camminare più la macchina, così ci sono meno problemi”. La rabbia non è passata, anzi. In quattro minuti e mezzo, Gloria giunge in piazza del Comune, e qui va in scena la clamorosa protesta del Sodalizio. È prevista una girata, ma anche la visita del presidente Mecarini al prefetto. Nella concitazione, non si riesce a capire se la visita abbia avuto luogo ma, dopo venti minuti, la Macchina riparte senza fare la girata. L’inchino negato alle istituzioni, Comune e Prefettura, a simboleggiare lo sdegno dei Facchini verso chi ha stilato un piano di sicurezza da loro considerato totalmente inadeguato. Rossi, a ViterboToday, ci scherza su: “Girata negata? Anche noi abbiamo voluto rivedere qualcosa, dato che questo è stato l’anno dei cambiamenti”. E la visita al Prefetto si è regolarmente tenuta: “Massimo (Mecarini, ndr) è salito in prefettura”.

Per il resto, fino a piazza del Teatro, passando per il Sacrario fino all’arrivo alla salita di Santa Rosa, il percorso è filato liscio. Una volta “parcheggiata” la macchina, poi, i Facchini hanno anche tirato in aria il sindaco Frontini. Pace fatta? Sembrerebbe di sì. Anche se i più maliziosi fanno notare come Rossi non abbia preso parte ai festeggiamenti che portavano in trionfo il primo cittadino. Finito il trasporto, poi, è apparso in rete l’ormai famoso post al vetriolo del consigliere comunale Eros Marinetti e le polemiche, spente a fatica, si sono riaccese in men che non si dica.

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