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Elezioni regionali, il centrodestra ha tre nomi per puntare alla presidenza

I tempi stringono, e il nome del candidato dovrebbe essere svelato entro la metà di novembre. Lo scenario sembra però ormai definito, si tratta solo di fare la scelta

Mancavano pochi giorni alle elezioni quando Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, esplicitava ciò che era ormai nell’aria: “Se arriviamo al 30%, il candidato alle regionali del Lazio lo scegliamo noi”. Il partito di Giorgia Meloni alla fine è rimasto di poco sotto (26,5%), ma che sarà Fratelli d’Italia a presentare un candidato per la presidenza della Pisana è ormai certificato. Ciò che manca, a distanza di poco più di un mese dalla tornata elettorale, è un nome. Ed è su questo che la coalizione di centrodestra dovrà trovare un accordo, scegliendo quale strada è meglio percorrere per stabilizzarsi a livello regionale e nazionale.

La "corsa" di Rocca e lo spauracchio Michetti

Le ipotesi sono fondamentalmente due: proporre un candidato civico forte, oppure optare per un candidato politico e puntare sull'esperienza. Nel primo caso il nome più papabile è quello di Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa Italiana e presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, per anni volontario alla Caritas e molto vicino alla destra romana.

Sulla carta un candidato potenzialmente molto forte, appunto, ma resta l’incognita (lo spauracchio, per meglio dire) rappresentata dalla possibilità di presentare qualcuno che possa ripercorrere le orme fallimentari di Enrico Michetti. La candidatura del semi-sconosciuto avvocato alle Comunali del 2021 è arrivata tardi, e la corsa al Campidoglio, tra gaffe e assenze a confronti pubblici, si è arenata al ballottaggio con la vittoria di Roberto Gualtieri e della coalizione di centrosinistra. Eppure, fonti vicine a Fratelli d'Italia sembrano indicare Rocca in pole: la disponibilità sarebbe già arrivata, e le voci raccolte alla Pisana sembrano concordi nel sostenere che sarà lui, alla fine, a correre per la presidenza. 

Francesco Rocca, Chiara Colosimo, Fabio Rampelli

Rampelli e Colosimo, è testa a testa

Una sperimentazione, quella osata con Michetti, che non ha avuto successo e che andrebbe archiviata, come fanno notare fonti del centrodestra commentando gli scenari probabili. Meglio allora optare per un candidato che abbia maggiore esperienza politica e maggiore presa sul territorio, ed è qui che si apre la strada agli altri nomi che circolano ormai da settimane.

Il primo è quello dello stesso Rampelli: membro dello stesso “cerchio magico” della premier Giorgia Meloni, molto noto a Roma e volto storico di Fratelli d’Italia, è il grande assente nella rosa dei fedelissimi cui Meloni ha affidato incarichi da ministro, nonostante le insistenti voci di una sua investitura all'Ambiente. Riconfermato vicepresidente della Camera e archiviate le mire sul dicastero, il ruolo di candidato alla presidenza della Pisana è tornato sul tavolo, anche se le voci che sostengono l'ipotesi si sono fatte lievemente più flebili con il passare dei giorni.

Al fianco di Rampelli si staglia la figura di Chiara Colosimo, appena eletta alla Camera. Anche lei fedelissima di Meloni, spicca per caratteristiche che la rendono a sua volta una candidata papabile: nata e cresciuta a Roma, donna, ha mosso i primi passi in politica avvicinandosi ad Alleanza Nazionale frequentando la sede della Garbatella, la stessa da dove era partita Meloni. Dal 2018 consigliera regionale, alle politiche dello scorso 25 dicembre è stata eletta deputata nel collegio uninominale Lazio 2 - 03 (Latina) per il centrodestra (in quota Fratelli d'Italia) con il 54,51% dei voti, superando Tommaso Malandruccolo del centrosinistra (19,58%) e Gianluca Bono del Movimento 5 Stelle (15,64%). Con Lollobrigida ministro dell'Agricoltura, Colosimo potrebbe anche passare in vantaggio.

Elezioni regionali Lazio, le ipotesi sulla data

Di praticamente certo c'è che grosse sorprese non dovrebbero emergere. Sempre dando retta a voci interne, la "triade" è ormai stata definita, e la scelta sarà tutta una questione di confronti e correnti, anche se l’ultima parola l’avrà Meloni. I tempi però stringono, ed entro massimo la metà di novembre il nome del candidato di centrodestra dovrà essere pronunciato e reso pubblico, perché le dimissioni di Nicola Zingaretti sono ormai prossime.

Il governatore e neodeputato del Pd si dimetterà non appena il consiglio regionale avrà approvato il provvedimento collegato alla legge di stabilità, e dalle dimissioni alle nuove elezioni dovranno passare 90 giorni. La data più papabile sembrava quella del 5 febbraio, ma non è escluso che l'approvazione possa prolungarsi e slitti di un'altra settimana, facendo quindi slittare anche la data delle elezioni al 12. 

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