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VERSO IL VOTO

Elezioni regionali, le primarie per salvare il campo largo: Lombardi "provoca" il Pd

Ma per Calenda, che sostiene Alessio D'Amato, i gazebo sarebbero "un clamoroso errore"

Tra pessimismo e mestizia. Sono questi i confini emotivi che delimitano il campo in cui barcolla il Pd regionale, nelle ore che separano l'annuncio dell'appoggio ad Alessio D'Amato da parte del segretario Bruno Astorre e la direzione del 15 novembre pomeriggio. Lo schiaffone che Enrico Letta ha dato all'ambizione di una buona parte dei dem di ricucire l'alleanza con Giuseppe Conte, ha seguito di poco quello dato dallo stesso leader del M5S ai suoi ex alleati di governo. Con la differenza che sui diktat dell'avvocato pugliese ancora sarebbe stato possibile lavorare, mentre la mano tesa a Calenda e Renzi ha messo una pietra tombale e quasi sicuramente causato lo strappo anche dell'alleanza Verdi-Sinistra. 

La provocazione di Lombardi al Pd per andare contro D'Amato

Il 14 sera, durante la presentazione dell'ultimo libro di Stefano Fassina nel circolo Pd di Donna Olimpia, ci ha pensato l'assessora alla transizione ecologica della Regione, Roberta Lombardi, a dare nuovi temi di discussione e mettere carne sul fuoco di una direzione regionale che ratificherà l'ok alla candidatura unica di Alessio D'Amato: "Se c'è una parte del Pd che è d'accordo, facciamo una bella cosa - ha detto rivolta a Marco Miccoli, ex deputato Pd e tra i più accesi critci della strategia dem -: troviamo un altro candidato di coalizione e presentiamolo contro D'Amato, così facciamo primarie vere, prima di tutto di programma". Una provocazione, ma neanche troppo. 

L'opzione primarie per salvare il campo largo e tenere la sinistra 

Perché alle primarie di coalizione una parte del Pd ci stava lavorando alacremente, dopo aver dovuto cambiare velocemente rotta rispetto all'identificazione di un profilo civico che piacesse anche a Giuseppe Conte per mandare avanti il progetto del "modello Lazio" a tinte giallo-rosse. Tra le altre cose, Lombardi tira in ballo anche il neonato Coordinamento 2050, piattaforma politica che strizza l'occhio al M5S, promossa proprio da Fassina e da altri ex dirigenti di Sinistra Italiana e dei Verdi (Paolo Cento): "Noi abbiamo posto certi temi - specifica l'assessora - perché non ci avete dato una risposta? Il coordinamento 2050 credo che le condivida e penso che le varie parti di sinistra saranno d'accordo". Non lo è Carlo Calenda, ovviamente: per il leader di Azione la linea è sempre la stessa, cioè fuori dai gazebo del centrosinistra. "Resta l'appoggio a D'Amato, ma noi saremo fuori dalle primarie. Sono un clamoroso errore", ha detto l'ex ministro.

L'annuncio di Miccoli: "In direzione sarà scontro politico"

Miccoli, che su Facebook nei giorni scorsi ha duramente criticato la scelta di convergere su Alessio D'Amato ("il percorso scelto che sta portando alla sua candidatura in alleanza con Calenda e Renzi non lo condivido"), ha annunciato battaglia: "Domani (oggi, ndr) ci sarà uno scontro politico - ha dichiarato - . Perché penso che un partito come il nostro non si può alleare con una formazione politica come quella di Calenda e Renzi che sull'inceneritore dice che va bene, ma su tutto il resto è in completo disaccordo con noi".  "Il tema non è sei favorevole o no al termovalorizzatore  - ha proseguito il dirigente regionale - ma vedere se ci sono alternative, e ci si siede. Questa è una vicenda che riguarda il gruppo dirigente nazionale del partito e di quel gruppo fa parte anche il Sindaco di Roma che su questo argomento qualcosa deve dire. Perché salvare la Regione dalla destra non è solo compito di Miccoli e Lombardi ma di chiunque sia dirigente di una forza politica di sinistra".  "Dirò che non sono d'accordo e che vorrei che il corpo del Pd fosse coinvolto - ha concluso Miccoli - . Ci vogliono 15 giorni per coinvolgere i circoli. Suggerirò di prenderci qualche giorno di tempo per chiudere l'accordo con Calenda, facendo un appello all'unità: sia al Pd che a Conte". 

I tormenti di Fratoianni e Bonelli

In questi giorni la sinistra extra-Pd ragiona sul da farsi. L'alleanza con i neoliberisti pro-termovalorizzatore non è una pietanza digeribile per Sinistra Italiana e Verdi, che prima delle elezioni politiche del 25 settembre firmarono l'accordo con Letta turandosi il naso. L'ingresso in Parlamento di Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro ha alleviato i dolori e ridato fiducia all'elettorato, ma adesso accettare un cartello con Calenda e Renzi non è in programma. Nel dibattito in corso, la divisione è sostanzialmente tra chi dice no ad un patto con Letta per le regionali (la base e i militanti) e chi pensa che vada bene tutto per evitare che la destra si prenda anche il Lazio (l'elettorato più ampio) dopo aver fatto man bassa alle politiche. In tutto ciò, i leader delle due formazioni dovranno trovare una sintesi e decidere se volgere completamente lo sguardo verso Giuseppe Conte, seguendo quanto iniziato già da Fassina&Co., oppure rientrare nei ranghi. Ancora una volta "obtorto collo". 

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