Pd-Frontini, prove di dialogo sulle provinciali: l’ago della bilancia può essere Italia Viva
Disgelo tra il Partito democratico e i frontiniani, un accordo in vista delle provinciali è possibile? Come si riposiziona la politica
Il tam-tam si rincorre da qualche giorno, con le voci di corridoio che narrano eventi inediti e quasi surreali. L’indiscrezione più clamorosa, sicuramente, è quella che parla di un incontro avvenuto negli scorsi giorni tra il sindaco Chiara Frontini e il leader del Partito democratico Enrico Panunzi. Dal quale, addirittura, sarebbe uscita una fumata bianca sull’accordo elettorale in vista delle elezioni provinciali in programma la prossima primavera. Una notizia che ha echeggiato da Palazzo dei Priori passando per Palazzo Gentili fino ad arrivare alla Pisana. Tuttavia, dall’entourage panunziano non arrivano conferme ufficiali, anzi, dalla base Pd fanno sapere che non c’è stata alcuna comunicazione in merito. E, sebbene Panunzi sia il Moloch del suo partito, il totem indiscusso, appare piuttosto difficile che possa aver intavolato una trattativa senza avvertire i suoi tovarishes. Ma la politica locale è costellata di ampi retroscena inconfessabili, e così anche ciò che sembra impossibile può essere fattibile.
Che ci sia stato, nelle ultime settimane, un grande disgelo sul fronte eretto in Consiglio comunale è cosa nota. La cortina di ferro tra frontiniani e piddini, dopo le schermaglie dovute agli strascichi della campagna elettorale 2022, è stata abbassata fino a diventare una piccola cancellata dal quale poter parlare gli uni con gli altri. In molti ne vedono una dimostrazione nelle due astensioni del gruppo dem sul piano triennale per le opere pubbliche e sul nuovo prezzario per le aree in vendita. Provvedimenti propedeutici al bilancio. Non la pensa così il capogruppo Alvaro Ricci, che a riguardo fornisce la sua sibillina interpretazione: “Nulla di strano, si è sempre fatto così”. Che è in parte vero. Non la pensano così, invece, all’interno del centrodestra, soprattutto in Fratelli d’Italia, dove viene quasi dato per assodato uno spostamento a sinistra della Frontini.
La giovane Chiara, allevata nel vivaio della destra sociale viterbese, pronta a siglare un accordo con il centrosinistra? Lo stesso centrosinistra che le aveva dichiarato guerra appena un anno fa? Anche questo sembra essere più una ricostruzione buona per la fantapolitica. Del resto, se oggi in Comune non c’è una maggioranza targata Pd, lo si deve proprio all’exploit del movimento civico da lei guidato. E allora, a cosa potrebbe essere dovuta questa ipotetica riapertura di un canale diplomatico? I maliziosi non hanno dubbi: alle provinciali 2024. Ma la verità, come sempre, sta nel mezzo.
Di sicuro, le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale saranno un test per capire l’effettiva consistenza politica di Viterbo2020 e del progetto di Frontini. E lo scenario che si prospetta è tutt’altro che intelligibile. Andiamo con ordine: Alessandro Romoli, a meno che non passi la riforma per ripristinare l’elezione diretta del presidente, resterà saldo sulla sua poltrona in Provincia fino al 2026 in virtù della possibile proroga in attesa della riforma. Altrimenti, a giugno, dovrà lasciare vista la sua decadenza da sindaco di Bassano, essendo giunto al terzo mandato. A meno che non si candidi in un altro Comune. La legge elettorale, se così vogliamo chiamarla, alquanto cervellotica, prevede il rinnovo dei consiglieri, che funziona così: gli schieramenti presentano le loro liste e ogni consigliere della Tuscia è chiamato ad esprimere la propria preferenza. Ma non tutti i voti valgono lo stesso, visto che c’è il sistema ponderale, che attribuisce un “peso” diverso ad ogni singola preferenza in base al numero di abitanti del Consiglio comunale a cui appartiene il votante. Roba che per i cittadini risulta aramaico antico, ma che ormai è pane morbido per i partiti. Ammesso che si voti a febbraio (per legge si deve votare entro 90 giorni dal 17 dicembre, data di scadenza del Consiglio attuale), la situazione sarebbe più o meno questa: al centrodestra andrebbero cinque consiglieri (2 a Forza Italia, 2 a Fratelli d’Italia ed uno alla Lega), cinque al Pd (o meglio, al centrosinistra) e 2 a Chiara Frontini. Sostanzialmente, parità. Ciò significa che, all’interno del bipolarismo destra-sinistra, s’inserisce una sorta di terzo polo civico, il quale avrà il ruolo determinante di fare da giudice della disputa.
Ecco perché il Pd potrebbe effettivamente riflettere su una possibile alleanza da stringere con Frontini. Insieme costituirebbero una maggioranza da poter presentare a Romoli al fine di governare. Il problema è che Romoli vorrebbe stare col centrodestra, a cui mancano però i numeri. Dunque, o FdI, FI e Lega raggiungeranno un accordo con Frontini o il Pd, oppure la coalizione azzurra tornerà all’opposizione. Difficile che non vengano stipulati patti, in quanto Romoli si troverebbe di conseguenza a governare come un caudillo a colpi di decreti, senza una vera maggioranza. La classica anatra zoppa.
E se la verità sta nel mezzo, l’equilibrio - in questo caso quello politico - passa dal centro, dunque dal principale partito centrista nella Tuscia, che è Italia Viva. Frontini, infatti, potrebbe addirittura ottenere tre seggi in Consiglio provinciale qualora i renziani dovessero appoggiare la sua lista. A Sutri, infatti, c’è un gruppo di esponenti il cui voto diventa a questo punto cruciale. E non è un mistero che, nella maggioranza frontiniana, ci siano alcuni iscritti a IV, su tutti Paolo Moricoli e l’assessore Elena Angiani.
Insomma, ad oggi non sembrerebbero esserci stati incontri tra Panunzi e Frontini, ma ci sono prove di dialogo tra le parti. Con Italia Viva pronta a spostare gli equilibri. Tenendo comunque in considerazione che, nonostante l’insofferenza nei suoi confronti dell’ala sabatiniana Fratelli d’Italia, la prima cittadina potrebbe anche optare per un’alleanza col centrodestra. Sicuramente, il suo potere contrattuale è pesantissimo. Nelle prossime settimane, forse, potrebbe essere direttamente lei stessa a fare chiarezza. Fermo restando che il suo è un movimento civico variegato e non tutti potrebbero essere d’accordo agli inciuci.