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Sabato, 20 Aprile 2024
LA CERIMONIA

L’Unitus inaugura l’anno accademico con Luigi Lo Cascio: “Essere diversi è un diritto, credete nei vostri sogni”

L’Università della Tuscia ha aperto ufficialmente il nuovo anno accademico con un ospite d’onore legato a Viterbo

Anno nuovo, vita nuova. È così anche per l’Unitus, che oggi ha inaugurato ufficialmente l’anno accademico alla sede di Santa Maria in Gradi. All’auditorium, di fronte ad una vasta platea, prima il rettore Stefano Ubertini ha fatto il bilancio di metà mandato, poi ha preso la parola Luigi Lo Cascio, attore palermitano ma viterbese d’adozione.

“Bisogna mantenere vive - ha detto il rettore - le materie umanistiche e tecnico scientifiche, a Viterbo alcune anche piuttosto giovani. C’è molta retorica sulle università d’eccellenza, io credo che spesso l’eccellenza sia tra gli studenti in entrata e non tanto su quelli in uscita. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire all’economia locale e potenziare le realtà collocate al suo interno. Ovviamente, con ció, non intendiamo chiedere una spesa pubblica aggiuntiva ma un investimento sul futuro, puntare sulla nostra università e sugli sforzi che compie nei e per i territori”. Per Ubertini, una cosa è fondamentale: “Negli anni, l’Unitus ha rafforzato la sua autorevolezza al cospetto delle altre istituzioni territoriali, integrandosi al meglio con il tessuto d’appartenenza e diventando un punto di riferimento per giovani e famiglie”. Infine, il rettore ha voluto fare dei ringraziamenti: “Siamo ospitati in città piene di storia e a misura di studenti, come Civitavecchia e Rieti. Ringrazio per questo i sindaci, soprattutto ora che abbiamo avviato il nostro programma d’orientamento itinerante per avvicinare i ragazzi e valorizzare i territori”. Per Ubertini, giunto a metà mandato, questo è il terzo anno alla guida dell’ateneo. Un periodo complicato, vissuto prettamente sotto la pandemia, ora fortunatamente alle spalle.

Ad ascoltare il suo discorso, tra gli spettatori seduti in sala, la sindaca Chiara Frontini ed il suo vice Alfonso Antoniozzi, il presidente del Tribunale Eugenio Turco, la pm Paola Conti, Enrico Panunzi, il prefetto Cananà, il questore Sant’Elia, il vescovo. Un parterre de roi che, dopo Ubertini, ha ascoltato il monologo di Vito Lo Cascio, palermitano di nascita ma da sempre legato alla città di Viterbo. Sua sorella, anni fa, era iscritta proprio all’Unitus.

“Voglio parlarvi del diritto alla diversità”, ha esordito Lo Cascio. “Il motivo per cui sojo qua è legato alla partecipazione nel film ‘Il signore delle formiche’, presentato a Venezia il 6 settembre scorso e tutt’ora in sala”. La pellicola racconta la storia di Aldo Braibanti, poeta vittima di un’atroce ingiustizia. “Lui possiede il mostruoso primato di essere l’unico cittadino italiano condannato per io reato di plagio. Tutto quanto è accaduto nel ‘68, il reato è stato dichiarato illegittimo nell’81. Braibanti, per l’accusa, avrebbe plagiato due giovani, Piercarlo e Giovanni, con cui ebbe un’intensa storia d’amore”. L’attore ha letto alcuni stralci della sentenza in cui, a suo dire, la giuria ed i magistrati avrebbero condannato il poeta per la sua omosessualità e per le sue idee che per altro. “Uno degli aspetti paradossali è che la giuria si appelló alla dichiarazione universale dei diritti umani. Ci fu un accanimento giudiziario, anche la Corte si appelló all’articolo tre della Costituzione. Un pasticcio, un accostamento illegittimo che racconta la malafede con cui i giudici operarono in quel caso. La verità è che Braibanti ha pagato la sua omosessualità e la sua ideologia, subì pesanti attacchi ma non si arrese. E allora, oggi, io vi ribadisco che essere diversi è un diritto e, soprattutto, invito voi giovani a credere nei vostri sogni, nelle vostre ambizioni e nel vostro futuro”.

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