Istruzione, Viterbo tra le province che investono meno: quattro comuni non spendono nemmeno 20 euro. La classifica
La provincia di Viterbo è tra quelle dove i comuni spendono meno per il diritto allo studio
Anche se la pubblica istruzione è materia di competenza nazionale, i comuni possono comunque intervenire svolgendo interventi di manutenzione locale, elargendo borse di studio, creando appositi corsi. Difatti, la formazione scolastica è inclusa all'interno di un'intera missione di spesa presente nei bilanci comunali. Il portale Openpolis ha analizzato quelli di tutti i comuni italiani per stilare un report su quanto spendano gli enti per il diritto allo studio e il risultato, per la Tuscia, è tutt'altro che edificante. La provincia di Viterbo figura infatti tra quelle che spendono meno e, addirittura, ci sono tre comuni agli ultimi posti della classifica, formata da quasi 8mila posizioni.
Openpolis ha calcolato, basandosi sulla spesa complessiva riportata nelle voci dei vari bilanci, la spesa pro capite. Ergo: quanti euro costa ad ogni singolo cittadino l'investimento sull'istruzione. La formazione scolastica è inclusa all'interno di un'intera missione di spesa presente nei bilanci comunali. Nelle varie voci al suo interno sono inseriti i diversi gradi di istruzione, dalla scuola dell'infanzia fino all'università. Sono compresi inoltre i servizi ausiliari (come ad esempio il trasporto, le mense e gli alloggi) e gli interventi per il diritto allo studio come i buoni libro e le borse di studio. I comuni possono intervenire per la manutenzione e la gestione delle strutture per quel che riguarda la loro competenza. Inoltre, hanno un ruolo anche nella formazione del personale.
Openpolis ha fatto sapere che si esclude da questa voce di spesa la gestione degli asili nido, considerata all'interno della missione dedicata alle politiche sociali. Non sono incluse nemmeno le uscite dedicate alla ricerca che figurano all'interno delle voci relative allo sviluppo economico. I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella missione relativa al diritto allo studio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che, molto spesso, i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.
In media, i comuni italiani registrano importi pari a 94,24 euro pro capite. Le amministrazioni che mediamente spendono di più sono tutti territori autonomi. Si parla infatti della Valle d'Aosta (235,25 euro), della provincia autonoma di Bolzano (275,51 euro) e del Friuli Venezia Giulia (127,43 euro). Al contrario, i comuni pugliesi (68,15 euro), molisani (67,07 euro) e siciliani (66,42 euro) riportano i valori più bassi. È Jovencan, un piccolo comune in provincia di Aosta, quello che spende di più con 1901,30 euro pro capite. Seguono Canterano (Roma, 1473,03 euro), Corleto Monforte (Salerno, 1384,31 euro) e Valle di Casies - Gsies (Bolzano, 1330,28 euro). Sono otto in tutto le amministrazioni in cui si superano i mille euro pro capite di uscita.
Nella Tuscia, il capoluogo spende complessivamente 2 milioni e 873mila euro. Tradotto, 44,18 euro per ogni cittadino. Numero bassi, se paragonati a quelli sopracitati. Si può dire che, in media, la spesa è simile a quella dei comuni del sud Italia. Sulla stessa lunghezza d'onda troviamo Bolsena (39,32 euro), Vetralla (50 euro), Civita Castellana (43 euro), Montefiascone (38,12 euro) e Villa San Giovanni in Tuscia (33,05 euro). Tra i più virtuosi si segnalano Bagnoregio (97,01 euro), Acquapendente (107,51 euro), Montalto (106 euro), Canepina (108,18 euro), con i due migliori che sono Tessennano (139,56 euro) e Arlena (197,47 euro). Comuni piccoli ma attenti all'istruzione dei cittadini, in particolare a quella dei bambini.
Ma ci sono anche delle noti dolenti, anzi, dolentissime. Quattro comuni del Viterbese si trovano in fondo alla classifica dei quasi 8mila comuni, con una spesa pro capite bassissima, addirittura sotto ai 20 euro per cittadino. Si tratta di Vallerano (13,42 euro), Corchiano (13,28 euro), Capodimonte (12,49 euro) e Latera, dove la giunta spende soli 7 euro pro capite. Certo, come affermato da Openpolis, che ha elaborato lo studio, una grande o una minima spesa non implicano necessariamente una maggiore o minore qualità dell'investimento. Certo che, perlomeno a spulciare la lunga classifica, questi quattro paesi viterbesi si trovano in compagnia di altre città del sud, dove i dati parlano anche di un maggiore abbandono scolastico. Insomma, c'è molto da lavorare per non peggiorare una situazione già delicata di questi tempi.