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Sabato, 30 Settembre 2023
Calcio

Viterbese, finisce l'epoca Romano: le accuse di stalking, la retrocessione e il generatore del Comune venduto al Latina

Tutte le tappe della travagliata presidenza di Marco Arturo Romano alla Viterbese

Con la sentenza del Tar che boccia il ricorso della Viterbese sullo sfratto dallo stadio Rocchi imposto dal Comune si chiude, dopo quattro si chiude l’era che ha visto Marco Arturo Romano al timone della Viterbese. Il club, ormai in rotta totale con la tifoseria ed affondato dalla serie C alla Promozione nel giro di neanche due mesi, è ora destinato a lasciare la città e, presumibilmente, interrompere la propria attività anche tra i dilettanti. Un’epopea travagliata, segnata più da momenti bui che da luci. Sia dentro che fuori dal campo.

Tutto è cominciato nel luglio 2019, quando l’allora sconosciuto ingegnere ciociaro Marco Arturo Romano rileva la società dalle mani di Piero Camilli per pochi soldi. Quella ereditata dal patron di Ilco è una squadra infarcita di nomi importanti (su tutti Atanasov, Vandeputte e Palermo) e da poco vincitrice della Coppa Italia Serie C grazie al trionfo contro il Monza di Berlusconi e Galliani. Le premesse per rivedere la Viterbese ad alti livelli ci sono tutte, ma ben presto i bei pensieri lasciano spazio al grigiore. La stagione del Covid (19/20) termina con un 12esimo posto, lo stesso che sarà poi raggiunto nel 2021/22. Un anonimato condito da qualche bella soddisfazione come le vittorie contro Palermo Bari e Catanzaro. Nel 22/23, alla terza stagione, succede l’imponderabile. Il campionato comincia male e la squadra fatica ad ingranare, l’avvicendamento in panca tra tre diversi allenatori non aiuta i giocatori che, infatti, raccolgono la miseria di 33 punti in 38 gare. O meglio, 35 punti sul campo. Difatti, quei due punti vengono tolti dalla Figc per via di ritardi in alcuni pagamenti Inps. Dopo sette stagioni, la Viterbese torna in Serie D. E il peggio, purtroppo per i tifosi, deve ancora arrivare.

Generatore stadio Rocchi

Subito dopo la notizia della penalizzazione, il presidente Romano comincia lentamente a perdere il controllo della situazione: da aprile a giugno si susseguono feroci litigate con i giornalisti e accuse di censura, continui stravolgimenti societari, con l’ingresso continuo di nuovi - e discutibili - soci, il ricorso perso contro la Figc ed il ritardo nei pagamenti dei calciatori e dello staff. Nel frattempo a luglio prende quota l’ipotesi di un ritorno di fiamma di Camilli, che si avvicina alla Faul Cimini (la quale cambia nome in Fc Viterbo) ed insidia la Viterbese per la gestione del Rocchi. I due si scontrano pesantemente sia sui giornali che privatamente al telefono a tal punto che Camilli querela Romano, accusandolo di stalking per alcune ripetute telefonate nel cuore della notte condite da insulti sia per messaggio scritto che vocale. La faida prosegue e sfocia nella questione stadio, con il Comune che si rifiuta di rinnovare la convenzione per affidare il Rocchi alla Viterbese. Romano, ormai solo e indebolito dalle circostanze extra-campo, affida quasi del tutto la società all’avvocato Luca Tilia e si scontra pure col sindaco Frontini.

Il Comune de facto caccia la Viterbese dal Rocchi e ad agosto arriva l’ufficialità: il club di via della Palazzina non si iscriverà nemmeno alla D senza una casa dove giocare. Dopo alcune settimane di silenzio, all’improvviso Tilia e Romano tornano alla carica ed annunciano sia il ricorso contro la decisione di Frontini che l’iscrizione al campionato di Promozione. Nel frattempo, però, il presidente autorizza lo smantellamento dello stadio e, tra le altre cose di proprietà di Romano, sparisce anche il maxi-gruppo elettrogeno. Questo non appartiene all’imprenditore ma al Comune (che lo ha pagato 50mila euro nel 2017), ma finisce comunque tra gli attrezzi venduti al Latina Calcio per circa 10mila euro. Da Palazzo dei Priori vanno su tutte le furie e Romano corre ai ripari: “Lo abbiamo preso per una manutenzione straordinaria”, dice. Il presidente pontino Terracciano però lo smentisce: “Una volta saputo che non era suo (di Romano, ndr), l’ho rimandato subito indietro”. Ieri, infine, il gran finale: il Tar rigetta l’opposizione della Viterbese e dichiara legittimo quanto fatto da Frontini sulla convenzione. La Viterbese, nel bel mezzo di una dura contestazione dei tifosi, è dunque costretta ad andarsene dalla sua città. Insomma, quattro anni piuttosto movimentati che difficilmente la Curva Nord dimenticherà. Ma attenzione a scrivere la parola fine, perché potrebbe aggiungersi un altro capitolo.

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