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La forza di Ilaria, sopravvissuta alla violenza del compagno: "Con un pugno mi ha fatto uscire l'occhio dall'orbita"

La testimonianza durante il convegno organizzato dal comune per la Giornata contro la violenza sulle donne. Nella Tuscia il 74,5% delle vittime che si sono rivolte al centro Penelope ha subito violenza in famiglia

"Io sono Ilaria, una nuova Ilaria. Un anno fa narravo la mia storia, narravo i miei dolori, quelli che ancora vedevo come insuccessi, come dei fallimenti. Parlavo di quell’uomo che ho amato, di quell’uomo alto, sportivo e premuroso che è stato così bravo da conquistarmi con sorprese e regali costosi, con cene e viaggi, di quell’uomo che io continuavo a giustificare ogni volta, ad ogni suo insulto, ad ogni sua violenza, perché tutto poi era seguito da serenate sotto casa e dolcissime dichiarazioni d’amore. Credo mai nessuno al mondo sia mai stato tanto bravo da riuscire a confondermi e incatenarmi. Chiusa in casa senza poter uscire, attenta ad ogni parola, attenta ad ogni gesto, pronta a reagire, ma aveva sempre la meglio. Sì, io sono Ilaria, ma non sono più quella Ilaria”.

La forza di Ilaria, sopravvissuta alla violenza del compagno. Ieri, 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ha raccontato la sua storia durante il convegno "Costruzione di nuovi modelli culturali, la donna al centro". Ha detto di essere "una nuova Ilaria", dopo essersi rivolta al centro antiviolenza Penelope di Viterbo.

I dati

Violenza sulle donne - Mostra in comune169 donne hanno chiesto aiuto e sono state prese in carico dal centro Penelope di Viterbo da marzo 2021 a novembre 2022. Quarantasei solo tra marzo e novembre di quest'anno. Il 26% ha tra i 30 e i 39 anni, il 23% 50-59, il 21% 40-49 e il 20% 16-29 anni. Il 66% sono italiane, il 39% straniere. La maggior parte sono state vittime di partner o ex. Il 74,5% delle donne che si sono rivolte al centro Penelope ha subito una violenza in famiglia. Il 92,2% violenze multiple.

Il convegno

Violenza sulle donne - Convegno in comune

Il convegno "Costruzione di nuovi modelli culturali, la donna al centro" si è svolto nella sala Regia di palazzo dei Priori. Organizzato dall'assessorato alle politiche sociali del comune di Viterbo, ha visto la partecipazione delle autorità politiche, istituzionali e associative della Tuscia. In contemporanea, sempre a palazzo dei Priori, la mostra "Scarpette rosse in ceramica e altre testimonianze d'arte" organizzata da comune, Cna, Associazione italiana città della ceramica e liceo artistico Francesco Orioli.

La storia di Ilaria

Violenza sulle donne - Ilaria

"Sono passati ormai 4 anni dal mio basta, da quando, con la mia piccola bambina in braccio ho deciso che la mia vita valeva più di umiliazioni e botte, e violenza. Sapevo che quel piccolo scricciolo che avevo tra le braccia, meritava molto di più, e sapevo che se avessi continuato a subire non avrei potuto crescerla e darle tutto ciò che oggi posso darle. Ricordo ancora quando tra me e me dicevo: ‘Ormai l’ho scelto, ormai è questa la mia vita’, e pensavo ad un futuro di lividi e lacrime. In quei momenti non vedevo via d’uscita, ero convinta di essere caduta in una trappola senza uscita, che quello meritavo perché non ero stata risoluta al momento giusto. Ma finalmente oggi vi dico che non è così. Quando si dice che nulla è per sempre e che tutto può cambiare, dovremmo imparare a pensare che ciò riguarda ogni scelta ed ogni situazione della vita. Ed infatti, eccomi qui.

Io sono Ilaria, ed oggi vivo ricordando ancora quei momenti, mi specchio ogni mattina e conto le cicatrici che cerco di coprire con il trucco, ma non sento più quelle fitte al cuore che mi toglievano il fiato. Quel senso di sconfitta irrimediabile. Appena scappata da quella casa ero disorientata, confusa, spaventata per il mio futuro e quello di mia figlia.

Passai il primo periodo a curare le ferite fisiche. A cercare di recuperare la vista all’occhio che quella notte mi fece uscire dall’orbita con un pugno. Ci misi mesi, ci vollero tre interventi. Ma per fortuna non persi l’occhio. Sì, è vero, a sinistra non vedo quasi più. Ma, se penso a quanto poteva andare peggio, mi consolo. Poi ci sono le ferite invisibili, quelle più difficili da curare. Ho cercato mille strategie per non sentire il dolore. Alcune, lo confesso, non proprio giuste. Ma, piano piano, in me sgomitava l’idea di meritare di più, che non era vero che io ero destinata a vivere quei torti. Cresceva in me la consapevolezza che io sono destinata a vivere come io reputo opportuno. 

Finalmente ho deciso di rivolgermi prima all’associazione Kyanos e poi al centro antiviolenza Penelope. Ma probabilmente ancora non ero pronta a risollevarmi. Era difficile rapportarmi con quello che al momento vedevo come il mondo esterno. Ma piano piano iniziai a fidarmi, ad abbassare le mie mille difese e grazie anche al supporto di tutte le operatrici del centro antiviolenza, iniziavo a vedere come ancora si prospettavano per me infinite possibilità di successo lavorativo, genitoriale, familiare. Quella fitta nebbia iniziava a dissolversi, ed io, ironico da dire dopo la vicenda dell’occhio, iniziavo a vederci chiaro.

Ricordo quando mi dissi mai più uomini. Non avrei mai creduto di poter avere la forza di ripartire, di ricominciare a fidarmi, di ricominciare a sognare finché non ho trovato sul mio cammino uomo dolce e premuroso che già si occupava della sua meravigliosa bambina e che ha saputo capire ed aspettare i miei tempi prima di iniziare a curare le ferite più difficili. Non voglio dilungarmi oltre anche se ci sarebbe molto da dire, ma da quel momento ho iniziato a capire che molti degli ostacoli che io vedevo, non erano reali, ma appartenevano solo alle mie paure.

Avevo bisogno di recuperare la mia dignità, di sentirmi utile e indipendente, e per questo ringrazio Kyanos e il centro antiviolenza Penelope che mi hanno dato questa opportunità, un piccolo ruolo in questa grande famiglia. Ed iniziavo a sentirmi davvero soddisfatta ed appagata. La fiducia in me stessa è notevolmente aumentata, ho avuto il coraggio di tornare a fare colloqui di lavoro, di presentarmi come la ragazza brillante che ero, non come quella nuvola di fumo che credevo di essere diventata. Tutto ha iniziato a girare per il verso giusto. Sì, mi capita ancora a volte di sognare le mani di quell’uomo intorno al collo, ma sapete che c’è? È un sogno, un incubo, niente di più! Se oggi sono qui, è per dirvi che davvero la sofferenza non è eterna, che da ogni situazione si può uscire. Ci vuole coraggio. Ci vuole forse un pizzico di quel pelo nello stomaco che quell’uomo mi aveva tolto.

Io sono Ilaria ed oggi vivo con Alessio, Greta ed Amy. Con i nostri due cani. Con un pappagallo. Io sono Ilaria ed oggi ho un lavoro. Io sono Ilaria ed oggi sono felice".

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