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Il patto per la notte è illegittimo? Cosa dice la Cassazione: “Il comune non può imporre orari di chiusura ai bar”

Una sentenza della Cassazione potrebbe mettere in dubbio il patto per la notte, dispositivo che frena la movida viterbese

Sul patto per la notte, all’improvviso, è piombata un’ombra piuttosto ingombrante, quella della Cassazione. Una sentenza del 2021, infatti, afferma che il Comune non può in alcun modo imporre orari di chiusura (e nemmeno di apertura) ai bar. Anzi, qualsiasi regolamento comunale che vada a creare fasce orarie è da considerarsi illegittimo e da disapplicare. Esattamente come il patto per la notte che, dal 2019, impone la chiusura all’1:00 per tutti i locali del centro storico. Al massimo, il sindaco può diramare una delibera comunale che imponga gli orari di apertura e chiusura dei locali solo in caso di emergenze e per un periodo contingentato (massimo 60 giorni, come fatto ad esempio a Roma dal sindaco Gualtieri). Ma non è questo il caso che riguarda Viterbo: il dispositivo emanato dall’allora giunta Arena, da sperimentale, è de facto diventato perpetuo, essendo in vigore da ormai 4 anni. 

Con l’ordinanza 6895/2021, gli ermellini hanno dato ragione ad un barista di Ferrara al quale era stata comminata una multa da 530 euro per aver violato una delibera comunale non rispettando gli orari di chiusura al pubblico dell’esercizio imposti dall’amministrazione stessa. “Le disposizioni normative adottate dagli enti locali in merito agli interventi di regolazione degli orari degli esercizi commerciali - si legge nella sentenza - devono ritenersi illegittime ed il giudice ordinario è tenuto perciò a disapplicarle”. Questo perché “la Corte costituzionale ha, in più occasioni (n. 239/2016 e 98/2017), dichiarato l’illegittimità costituzionale di disposizioni normative regionali con le quali sono stati introdotti limiti e vincoli all’attività commerciale, ponendosi in contrasto con il decreto Bersani (art. 31, comma 1, modificativo del D.L. n. 223 del 2006, art. 3, comma 1, lett. d-bis), ai sensi del quale le attività commerciali sono svolte senza limiti e prescrizioni, anche concernenti l’obbligo della chiusura”.

In una specifica, i giudici hanno sottolineato un concetto fondamentale: la tutela della concorrenza è materia esclusiva dello Stato, secondo quanto stabilito dall’art. 117 c. 2 lett. e della Costituzione. Tutt’al più, è prevista una deroga in relazione alla libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali solo se sussistono ragioni di tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali. Insomma, stando alla Cassazione - che, comunque, fa giurisprudenza - il patto per la notte potrebbe essere illegittimo e decadere in breve tempo.

Non è chiaro se a Palazzo dei Priori siano al corrente di questa sentenza, che potrebbe anche spalancare le porte a possibili ricorsi dei titolari dei bar di San Pellegrino (con annesse eventuali richieste di risarcimento danni). Di certo c’è soltanto che il patto per la notte è stato ratificato prima che la Cassazione si pronunciasse. La decisione, ora, spetta all’amministrazione Frontini, che da giorni sta consultando associazioni di categoria, comitati dei residenti e consulta studentesca per capire se confermare o meno il dispositivo.

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