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Deposito scorie nucleari, sulla scelta dei siti al ministero qualcosa non torna

Ventidue le aree nella Tuscia ritenute idonee. Edoardo Ciocchetti (Lega): "Scelta scellerata per un territorio a vocazione agricola e turistica"

Deposito scorie nucleari, sulla scelta dei siti il ministero vuole vederci chiaro. "È stato chiesto a Sogin di effettuare approfondimenti sui criteri adottati per stilare la Cnai", ha detto il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo a una interrogazione durante il question time alla Camera.

Deposito nazionale scorie nucleari - I siti nella Tuscia individuati da Sogin

La Cnai è la Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il deposito. Nella Tuscia compaiono ben ventidue aree, il numero più alto in ambito nazionale, il che ha spinto i movimenti ambientalisti a contestare e portare anche all'attenzione del Tar, tramite un ricorso, il documento che a fine agosto scorso è stato inviato al ministero.

Dal canto suo il ministero, a settembre, ha chiesto a Sogin approfondimenti in merito alla Carta. "L'attività di verifica – ha spiegato Pichetto Fratin alla Camera – ha evidenziato la necessità di integrazioni circa l'applicazione di alcuni criteri di esclusione o di approfondimento adottati da Sogin riguardo ad alcune aree potenzialmente idonee".

Edoardo Ciocchetti e Fabio Bartolacci

Del "no" al deposito di scorie nucleari nella Tuscia ne sta facendo un cavallo di battaglia la Lega, in vista delle elezioni regionali di febbraio. "Evidentemente - commenta il candidato consigliere Edoardo Ciocchetti - qualche dubbio c'è sulle zone indicate e su quelle escluse. È questo il momento di tornare a difendere la Tuscia con ancora più forza contro il rischio di diventare un deposito di rifiuti nucleari. Non abbassiamo la guardia. Da parte mia ci sarà il massimo impegno contro una scelta a mio avviso scellerata verso un territorio la cui economia è a vocazione prettamente agricola che annovera eccellenza enogastronomiche di caratura mondiale. Per non parlare dell'impatto che tale circostanza potrebbe provocare sull'altra voce vitale dell'economia locale: il turismo, alimentato dal patrimonio storico culturale lasciato da etruschi e falisci. Sappiamo bene che le scorie andranno comunque stoccate in Italia, e non siamo contrari a questo, ma ci sono centinaia di  siti con ettari di terreni incolti o desertificati che, a mio avviso, potrebbero essere la scelta più opportuna".

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