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L'INCHIESTA

Il dramma dei disabili viterbesi: il centro diurno è sotto sfratto, da un anno il Comune non rimborsa i soggiorni estivi e le attività ormai sono inesistenti

Viaggio nel mondo dei ragazzi disabili viterbesi, a cui qualcuno sta cercando di togliere il futuro

I ragazzi disabili, si sa, hanno bisogno di particolare assistenza, sia da parte dei famigliari che degli operatori che se ne prendono cura. Quelli che soffrono di disturbi psichiatrici che alterano le funzioni cognitive, nello specifico, necessitano di particolare attenzione. A Viterbo ce ne sono, pochi rispetto alla media, ma sono abbandonati a loro stessi. La Asl si occupa di loro nell’ambito dei servizi Csm e Dsm: i pazienti vengono seguiti da equipe specializzate nei centri diurni, nei quali vengono organizzate attività riabilitative di vario genere. Gli operatori fanno quel che possono per aiutarli, ma si ritrovano a combattere senza armi. Mancano gli strumenti adeguati per una terapia che possa funzionare realmente, lacuna già di per sé importante ed aggravata dal fatto che stiamo parlando di circa una dozzina di ragazzi che stanno peggiorando anziché migliorando. 

Tra le attività sopracitate rientrano i soggiorni estivi a carattere riabilitativo, che rappresentano un momento di prosecuzione e verifica del Progetto Riabilitativo Personalizzato dell'utente predisposto dall'équipe di presa in carico. Questi viaggi, svolti in un contesto diverso da quello familiare, servono alla sperimentazione di una sempre maggiore autonomia e uno strumento per favorire una migliore qualità della vita e facilitare il percorso di riabilitazione. Considerato il carattere sia sanitario che socio-assistenziale dei soggiorni stessi, viene stabilito che le relative spese di gestione siano ripartite tra Amministrazioni Comunali ed Asl. Nel quadro di tali competenze, il Comune di Viterbo, nei limiti delle disponibilità del proprio bilancio, rimborsa ai partecipanti le spese alberghiere per un massimo di otto giorni e, in caso di risorse sufficienti, le spese di trasporto. Ma alle mancanze del servizio si aggiunge poi la burocrazia, che complica tutto: il Comune, infatti, non ha ancora rimborsato i soggiorni dello scorso anno. Il 3 di giugno, i ragazzi di Viterbo ripartiranno per Cupra Marittima, dove staranno fina al 9 e, ovviamente,  dovranno pagare il viaggio di tasca propria, senza aver ricevuto il rimborso di quello dell’anno scorso. Tenendo presente che la maggior parte di loro vive di pensione, così come diversi loro genitori (molti sono anziani), i ritardi di Palazzo dei Priori incidono eccome a livello economico.

L’esterno del centro diurno di Viterbo, in via Romiti-2

E i disagi dovuti alla lentezza del Comune non sono gli unici, dato che le altre attività - comunque a carico delle famiglie o dei pazienti stessi - negli anni si sono ridotte fino a sfiorare lo zero. Fino ad una decina di anni fa, il centro diurno usufruiva di uno spazio attrezzatissimo nella zona di Montigliano, dove, tutti i giorni, si dedicavano alla serra, all’allevamento di bestiame, alla produzione di olio e piante. Ma l’austerity e la riduzione dei fondi cancellarono quell’isola felice e così, fino a prima del Covid, i ragazzi hanno continuato comunque a seguire percorsi dal lunedì al venerdì. La pandemia ed il continuo taglio dei fondi (quello sì, puntualissimo), poi, ha fatto il resto: oggi, i giorni a disposizione per le attività sono solo due a settimana nei casi migliori. La Asl continuerà ad erogare il servizio, nonostante le difficoltà dovute alla poca liquidità a disposizione

Manca l’inserimento sociale, la creazione di situazioni protette con del personale sociale e non sanitario. Il governo da Roma non sborsa un centesimo, così come i singoli comuni o la Regione, che gestisce in maniera diretta il sistema sanitario lasciando soli gli operatori ed i pazienti. Lo Stato, de facto, li ha abbandonati. Proprio loro, gli ultimi, i più fragili. Una situazione drammatica che fa ribollire il sangue ai genitori i cui figli, da dopo il Covid, sono sempre più confinati in casa senza la possibilità di un inserimento nella società. Il centro, per giunta, è sotto sfratto, anche se - grazie a Dio - il procedimento non può essere portato avanti perché servono locali alternativi e attrezzati che, per ora, sembrano non esistere. L’assessore ai Servizi sociali, Patrizia Notaristefano, per ora, non ha ancora preso in mano la situazione. Si è insediata da 9 mesi ma deve fare i conti con una situazione che perdura da più di un decennio. L’augurio è che possa farlo al più presto e prima che sia troppo tardi. I ragazzi speciali del centro diurno ed i loro famigliari attendono con fiducia.

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