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L’IDEA / Centro Storico

Patto per la notte, Frontini pronta a posticipare alle 2 la chiusura dei bar del centro

La movida chiama, Viterbo spera: bar chiusi alle 2 per rilanciare il commercio locale

Il sindaco Chiara Frontini sta prendendo in considerazione, assieme all’assessore Silvio Franco, l’idea di posticipare la chiusura dei bar del centro alle 2 di notte. L’orario attualmente in vigore, che costringe gli esercenti ad abbassare le saracinesche entro e non oltre l’una pena sanzioni aspre, è in vigore dall’ottobre 2019, quando l’allora giunta Arena approvó il Patto per la notte, una misura giudicata folle dagli imprenditori, che da tempo ne chiedono l’annullamento o, quantomeno, la revisione.

Tutto è nato per assecondare le richieste dei residenti del centro, in particolare quelli del quartiere medievale di San Pellegrino, i quali sostenevano di essere infastiditi dagli schiamazzi notturni e da atti di vandalismo dovuti ai fumi dell’alcool. Effetti collaterali che, anche secondo il sindaco Arena, andavano stroncati sul nascere. Ad un anno dall’insediamento, infatti, l’ex numero uno di Palazzo dei Priori aveva siglato assieme alle associazioni di categoria il famigerato Patto per la notte, misura atta a porre un argine alla movida. Il documento doveva andare a braccetto con un altro piano, quello del commercio, volto a rilanciare l’economia cittadina. Purtroppo, però, a quattro anni di distanza questi benefici non si sono visti. Anzi, tutt’altro: i bar e, più in generale, tutti i locali del centro, hanno dovuto fare i conti con un calo degli incassi. Per questo, ora vorrebbero lavorare un po' di più con l'avvicinarsi dell'estate e dei vari ponti primaverili.

Confartigianato, Confcommercio, Cna, Confimprese e Confesercenti, assieme ad alcuni autonomi, hanno chiesto al sindaco la revisione del patto, oltre ad una maggiore flessibilità sugli orari per riprendere in vista dell’estate e degli imminenti ponti. Inoltre, dai sindacati è stato inoltre chiesto di abolire il sistema a fasce ed uniformare tutto il centro in una unica zona. Questo per evitare disparità di trattamento tra bar lontani pochi metri. Il punto è che il patto doveva essere una disposizione transitoria, sperimentale, e invece è diventata permanente. Ciononostante fosse scritto nel documento stesso: “La durata del presente patto è stabilita in un anno, tenuto conto della natura sperimentale dello stesso. Esso potrà essere rinnovato ogni anno qualora l'attività di monitoraggio sulla sua efficacia desse complessivamente esito favorevole”. Ma di mezzo c’è stata la pandemia, che ha fatto saltare il banco, il commisssariamento del Comune di Viterbo ed il cambio dell’amministrazione. Una sorta di prorogatio perpetua.

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