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L'amministratore unico di Talete: "Le perdite supereranno il patrimonio della società. No alla trasformazione in azienda di diritto pubblico"

Salvatore Genova commenta la situazione della spa sempre più sommersa dal rosso in bilancio e dalle bollette, ma dice no alla ripubblicizzazione

Problema, soluzione. Questo il classico schema di risoluzione che, in teoria, dovrebbe essere seguito in caso si presenti qualche guaio. E la grana Talete, certamente, non fa differenza. Lo sa l’amministratore unico della società, Salvatore Genova, che evidenzia i problemi - gravissimi - e propone due soluzioni, anzi tre.

Ieri pomeriggio a Civita Castellana si discuteva in consiglio di trasformare Talete in una società di diritto pubblico. Infatti, per chi non lo sapesse, ora è un soggetto di diritto privato, nonostante sia partecipata da molti comuni della Tuscia. E Genova, per usare un eufemismo, non stravede per questa proposta: “Io ho il mio parere, lo formalizzerò presto all’Ato e ai soci. Oggi Talete fa fronte al 40-50% di morosità, un’azienda speciale deve coprirlo subito, così come i costi. E poi, vi immaginate cosa vuol dire dover discutere con 60 consigli comunali per ogni scelta operativa? Ho le mie perplessità”.

Ma ieri, l’ingegnere era un autentico fiume in piena. “La verità - ha detto - è che se continuiamo ad accettare soluzioni politiche per salvare Talete, sicuramente non ne troveremo. Oggi noi dobbiamo lavorare al piano di ristrutturazione dell’azienda, questo serve. I conti non interessano? Ma che significa, allora faccio un bilancio falso e mi disinteresso dei rincari energetici? Sappiamo come applicare quel referendum? Io sto cercando con tutte le energie di andare avanti, di rispondere e di spiegarvi qual è la situazione. Se qualcuno pensa che possa stancarmi, si sbaglia. Ci sono indicatori che accendono un campanello d’allarme da parte del collegio sindacale, io ora devo rispondere. Siamo in un tunnel dove una norma mi dice quello che devo fare, altro che ‘i conti non ci interessano’”.

Questi sono i problemi. Le soluzioni avanzate da Genova sono tre: la ricapitalizzazione, l’aumento delle tariffe oppure il fallimento della società. È lui stesso a spiegarlo: “Le perdite d’esercizio supereranno il patrimonio netto della societá, sapete che significa? Che o i comuni ricapitalizzano, o aumentiamo la tariffa. Non ce ne sono altre soluzioni. Oppure si lascia e forse qualcuno è contento. Il fallimento della società, con i numeri in gioco, è una follia, 18 milioni di debiti come li chiudiamo?“. 

Tuttavia, le preoccupazioni dell’amministratore, oltre che dai conti da capogiro di Talete, derivano anche dalla stampa. Evidentemente, il dirigente non deve aver digerito gli articoli di alcuni giornali, compreso il nostro, che ha pubblicato in esclusiva la due diligence, ossia l’analisi dei conti della società: “Domani chissà cosa scriveranno i giornali. In questo momento non è funzionale utilizzare mezzi d’informazione per scopi che di certo non sono quello di salvare società. Da quando ho consegnato quel documento (la due diligence, ndr) al Comune di Viterbo, è praticamente diventata cosa di dominio pubblico. Ma io vado avanti”.

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