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UN PATRIMONIO DILAPIDATO / Centro Storico

Monumenti inghiottiti dalle erbacce, fontane a secco e puzzolenti: il degrado del patrimonio culturale viterbese

Il palazzo di Vico è sommerso dalle erbacce, così come porta Faul e la chiesa del Suffragio. Le fontane, invece, non hanno acqua ed emanano odori nauseabondi

Il centro di Viterbo è ricco di palazzi storici, monumenti e fontane. Un patrimonio vasto, ereditato in particolare dal Medioevo, epoca in cui la città era un agglomerato urbano attraversata delle rotte commerciali, coinvolto dai movimenti artistici e, soprattutto, centro del potere temporale e spirituale della Chiesa. Tuttavia, alcuni beni culturali di inestimabile bellezza e valore versano oggi in uno stato di degrado per certi versi avvilente. Nello specifico, alcune situazioni possono essere risolvibili con degli interventi neanche troppo dispendiosi, altre invece sono letteralmente disperate e rischiano di rovinare per sempre dei pezzi di storia che hanno resistito al trascorrere dei secoli. 

Palazzo di Vico inghiottito dalle erbacce infestanti

Il viaggio comincia dalla situazione più grave, forse disperata, che è quella in cui si trova il Palazzo di Vico, in via Sant’Antonio. Nel ‘300 era la dimora di Giovanni di Vico, ghibellino prefetto di Roma noto alla storia per le sue continue guerre armate contro lo Stato Pontificio. A causa dei litigi col Papa, questo stabile, risalente al 1200,  fu distrutto e poi ricostruito come lo si vede oggi affacciandosi dal ponte di San Lorenzo.  Negli anni ha cambiato diverse destinazioni: sede dei frati padri della penitenza, istituto per orfani e per le donne in difficoltà, Scuola della Divina Provvidenza e poi, nel 1828, quando venne ceduto al Comune e divenne la sede di una caserma. Oggi è abbandonato, totalmente inghiottito dal verde selvaggio che, ormai, lo ha sfregiato nell’indifferenza di cittadini ed istituzioni. Un piano per il recupero era stato presentato nel 2013 dall’allora sindaco Giulio Marini, doveva essere un’opera imponente: “Una parte del palazzo oggi non visibile - come riportava il Messaggero - lo diventerà grazie all’abbassamento della strada di 3,5 metri, verrà quindi realizzata una piazza in peperino e saranno ripristinare le antiche mura”. Sarebbe dovuto nascere pure un parcheggio ma, durante gli interventi, rivide la luce uno slargo che, in epoca medievale, era denominato Platea nova: una piazza con fontana nota come piazza Nuova, con tanto di ambienti ipogei direttamente sotto al palazzo che raggiungono piazza del Gesù. I ritrovamenti bloccarono i lavori, nel frattempo passati all’amministrazione Michelini, ed impedirono a questa struttura di ritrovare la dignità perduta. Un paradosso: da possibile svolta, il sito archeologico si è trasformato in una condanna per l’antica residenza dei Vico, oggi praticamente diroccata.

Porta Faul, in alto le erbacce che coprono gli stemmi del Comune e della Chiesa-2

Il percorso prosegue alla porta di Valle Faul, una delle prime costruzioni medievali visibili arrivando in città dal lato sud. Edificata nel 1568 dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola con l’autorizzazione di Alessandro Farnese, la porta prende il nome dalle iniziali dei castelli che formarono la Vetus Urbs: Fano, Albano, Vetulonia e Longula. Da secoli è uno dei principali luoghi di accesso al centro storico ed è pressoché intatta rispetto alle caratteristiche iniziali, tanto che sono ancora presenti gli stemmi in alto: uno dei Farnese (con i gigli, al centro) accompagnato lateralmente da quelli del Comune e di tale Ansoino Polo, un vice legato pontificio. Peccato che non siano praticamente più visibili a causa dell’erba infestante che, quasi inspiegabilmente, da anni è cresciuta sulla facciata dell’apertura. I vessilli laterali, infatti sono totalmente coperti dal verde selvaggio. Non un bel biglietto da visita per i turisti che arrivano in città, vedere della vegetazione rigogliosa su una costruzione del ‘500 è un pugno in un occhio. E anche al cuore.

La chiesa di Santa Maria del Suffragio: erbacce sulla facciata e l’affresco deteriorato

Spostandoci in pieno centro, nel cuore del Corso, una situazione simile a quella di Porta Faul la sta vivendo la chiesa di Santa Maria del Suffragio. Risalente al XVII secolo, l’edificio è in  stile barocco, come dimostrato dagli ornamenti della facciata: una nicchia con festoni e cherubini in bassorilievo racchiude un affresco ormai logoro raffigurante la Madonna con le anime del Purgatorio. Come se non bastasse il dipinto deteriorato, che costituirebbe già di per sé un peccato imperdonabile, anche qui, appena sotto l’ordine superiore, cresce indisturbata dell’erbaccia infestante. Un dettaglio che salta subito all’attenzione di chi alza il naso per guardare la conchiglia in peperino, le torciere ed il campanile a vela. 

Le fontane di Viterbo vuote, puzzolenti e assaltate dagli insetti

Infine, non saranno forse classificabili come veri e propri monumenti, ma le fontane rappresentano quello che è un po’ lo spirito popolare di Viterbo e dei viterbesi. Ce ne sono moltissime sparse in ogni angolo del centro storico, tanto che, anticamente, la città era conosciuta come quella delle “cento torri e delle cento fontane”. Ebbene, oggi, anche queste devono fare i conti con l’incuria degli ultimi anni. A denunciarlo è stata la consigliera Pd Lina Delle Monache: “Parecchie sono a secco o con pochissima acqua, qualcuna emana anche cattivi odori che attirano gli insetti”. Vuote e puzzolenti, in particolare quella di Piazza Dante, in via Mazzini. Ma anche nelle frazioni, come ad esempio a San Martino, non va meglio: quella del Vignola è anch’essa vuota, mentre un’altra dove passa la via Francigena è tutta transennata. “Le fontane a Viterbo non ricevono manutenzione e non si sa quando la riceveranno, perchè è scaduto il contratto e, con soli 25mila euro, non potrà essere effettuata nemmeno quella ordinaria. Fino a quando non sarà riaffidato il servizio non saranno pulite e verseranno in questo stato indegno”. Una fine indecorosa per quegli spazi che, fino al boom economico, sono sempre stati considerati luogo di aggregazione e d’incontro dalla popolazione. Ora le fontane sono letteralmente cadute in disgrazia e, a causa del tanfo, cittadini e turisti se ne guardano bene dall’avvicinarsi più di tanto.  

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