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ANIMALI / Tuscania

Caccia, uccisi 35 cinghiali. La Lav: "Uno scempio"

Per l'associazione animalista, "il divertimento nell'uccidere altri esseri viventi non deve più essere legale"

Uccisi 35 cinghiali a Tuscania. È il bilancio della battuta di caccia che nel fine settimana ha visto protagonisti i soci di un'azienda faunistico venatoria della provincia di Viterbo. Che poi, con la stagione della cacciarella ormai alle porte, si sono ritrovati per un pranzo tutti insieme, in compagnia.

Per la Lav di Viterbo "non è stata una gran bella giornata di condivisione, amicizia e di sport in mezzo al verde", ma uno "scempio. Perché i 35 capi uccisi non sono cose ma esseri viventi senzienti. Perché la caccia non può essere considerata uno sport ma un'azione anacronistica, oltre che crudele e violenta".

L'associazione animalista fa il punto. "Nel 2022 solo il 23,9% degli italiani si dichiara favorevole alla pratica della caccia (i contrari sono ben il 76,1%), in netta diminuzione rispetto al 2021 quando erano il 36,5%. Ma le leggi attualmente in vigore permettono che oltre 400mila cacciatori nel nostro paese continuino ogni anno a uccidere milioni di animali. Animali selvatici che sono di proprietà dello stato e di cui nessun cittadino può disporre. Tranne i cacciatori, che godono di una specifica concessione statale chiamata licenza di caccia. E purtroppo la legge permette anche che esistano le aziende faunistiche venatorie, istituti privati finalizzati al recupero e alla valorizzazione delle aree agricole. In particolare di quelle montane e svantaggiate, in cui è consentita l'immissione e l'abbattimento, esclusivamente nella stagione venatoria, di fauna selvatica di allevamento".

Per la Lav, "il divertimento che alcuni provano nell'uccidere altri esseri viventi non deve essere più un'attività legale. Per nessuno e mai più. Lottiamo per abolire la caccia che ogni anno massacra milioni di animali".

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