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Lunedì, 29 Aprile 2024
IL SANTONE DI ACQUAPENDENTE / Acquapendente

Parla la vittima del maestro Lino: "Dovevo masturbarmi mentre mi guardava e avere un figlio con lui"

Testimonianza di una delle giovani "allieve" di Pasquale Gaeta, il santone di Acquapendente, finito a processo per violenza sessuale, maltrattamenti ed essersi spacciato per psicologo

"Il maestro Lino mi diceva di masturbarmi davanti a lui e di avere un figlio con lui". A parlare di fronte al tribunale di Viterbo è una delle vittime di Pasquale Gaeta. Il 66enne di origine napoletana, professandosi psicologo, ad Acquapendente ha creato la comunità Qneud (Questa non è una democrazia) dove, secondo l'accusa, sarebbero avvenute pratiche sessuali su giovani ragazze che sarebbero state circuite dall'imputato finito a processo per violenza sessuale, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione.

"Dovevo dormire nuda con lui - racconta la ragazza, 25enne di Bologna -. Masturbarmi davanti a lui, che a volte si è proposto anche di aiutarmi. Mi ha baciata in mezzo alle gambe e sui glutei. Mi diceva che avrei dovuto avere un figlio con lui, solo con lui, anche facendo ricorso alla provetta, e che si sarebbe dovuto chiamare Eleuterio. Io non volevo fare niente di tutto ciò e rimanevo scossa, ma non ero né lucida né consapevole in quel periodo".

Alle giovani, ritenute sue "allieve", Gaeta avrebbe prospettato tutto come un cammino catartico e purificatore. Ma, stando alle indagini coordinate dalla pm Paola Conti, altro non sarebbe stato che un plagio sia psicologico che sessuale. "Dovevamo firmare un giuramento, detto della vocante, e sottoporci a riti e pratiche - spiega la ragazza -. Il matrimonio iniziatico, il gongolo, il tenere in braccio ossia prendere in braccio una ragazza e cullarla. Mi ha dato una croce, simbolo dell'essere entrata a far parte delle sue allieve, e un uovo da infilare nelle parti intime. Anche un imbuto, che sarebbe servito per bere urina. Ma quello era un altro stadio a cui diceva che non ero ancora pronta e quindi non l'ho mai fatto".

Il maestro Lino si sarebbe presentato come un santone. "Diceva - afferma la giovane - di essere il messia, di essersi reincarnato e che comunicava e faceva da tramite con tre angeli: quello fisico, quello emozionale e quello mentale. Diceva che ad Acquapendente avrebbe creato una nuova città, in seguito a un terremoto distruttivo. Io credevo a tutto, ma ero in una fase delicata e complessa della mia vita".

La ragazza, così come altre, avrebbe conosciuto Gaeta tramite due uomini di una compagnia teatrale di cui lo stesso santone faceva parte. "Gli ho parlato delle mie difficoltà, le conosceva - sottolinea l'ex allieva -. Mi ha detto che avrebbe potuto aiutarmi, ma mi sarei dovuto affidare completamente a lui. Alla fine non ha fatto altro che approfittarsi delle mie debolezze. Ancora oggi seguo un percorso di psicoterapia". La 25enne, infatti, ha poi trovato il coraggio scappare da Gaeta e di denunciarlo.

Il processo nasce anche dalla denuncia della madre di un'altra vittima, una 24enne che dopo essere entrata a far parte della comunità Qneud si è allontanata dalla famiglia. La donna, assistita dall'avvocato Vincenzo Dionisi, è presidente anche di un'associazione nata per tutelare le vittime di sette e psicosette e si sta battendo per un disegno di legge per sconfiggere l'abuso di mezzi di manipolazione mentale. Gaeta è difeso dall'avvocato Domenico Gorziglia.

La figlia della donna sarebbe stata la "prescelta". "Avrebbe dovuto prendere - rivela la 25enne di Bologna - il posto del maestro Lino alla sua morte. Ma, dopo essersi fidanzata con uno di Acquapendente, è stata cacciata dalla comunità. Cacciata che, disse Lino, era stata suggerita da un angelo".

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