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SPECIALE 25 NOVEMBRE | Violenza sulle donne: identikit delle vittime e degli abusatori

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne in ricordo di tutte le donne morte per mano dell' "amore"

Femminicidio: un termine tanto crudo quanto denso di significato. Nella parola femminicidio è racchiuso l'ultimo disperato atto di sopraffazione da parte dell'uomo sulla donna. Volendo però fermarsi un attimo prima rispetto a uno dei reati più efferati nomenclati dal codice penale, la nostra società ha finalmente riconosciuto, dopo secoli di dominio dell'uomo sulla donna, che lo stupro, lo stalking, gli atti persecutori, le molestie e la violenza psicologica perpetrata nei confronti di una rappresentante del sesso femminile meritino particolare attenzione.

Oggi 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne e a Viterbo come in tutte le altre città d'Italia scarpette rosse e panchine dello stesso colore fanno da cornice al ricordo di tutte le donne morte per mano dell' "amore".

I femminicidi più conosciuti e recenti a Viterbo 

Difficile dimenticare l’impiegata delle Poste Anna Maria Cultrera di 61 anni, che nel 2013 è stata barbaramente trucidata dal compagno Antonio Matuozzo con 12 colpi di lama di coltello a Barbarano Romano. Solo un anno più tardi sono stati due gli omicidi balzati alla cronaca nella provincia. Nel settembre 2014 Gheorghe Sofian Dimitri, un uomo di nazionalità romena di 40 anni, ha uciso sempre a coltellate, la compagna Elena Spingu. La violenza si è consumata tra le mura del loro "nido d'amore" a Canino. Solo due mesi più tardi, cioè l’11 novembre, Brunilda Hoxa una 31enne residente a Sutri è stata uccisa brutalmente dal compagno, Agaj Asilan di 22 anni più grande, con diversi fendenti. In entrambi i casi sono stati gli stessi assassini a confessare i delitti e il movente della gelosia. Nel 2021 invece, nella piccola frazione di Castel Sant'Elia, il 65enne Ciriaco Pigliaru, di origini sarde, ha ucciso la moglie Anna con un colpo di fucile davanti ad una delle loro figlie e poi ha rivolto l'arma verso di sé e ha fatto fuoco per la seconda volta. Secondo una prima ricostruzione fatta nelle ore successive al delitto, l'uomo ha aspettato in un angolo del giardino che la donna e la figlia rientrassero nella casa di proprietà che si trova in aperta campagna, in cui lui non viveva più dal giugno precedente al delitto, e sbucando nel buio ha sparato a distanza ravvicinata.

I dati Istat

Nel 2022 nonostante le campagne di sensibilizzazione sull'argomento, il dato non è certo confortante: la violenza contro donne giovani e meno giovani continua ad essere un fenomeno preoccupante in tutto il pianeta. Una donna su tre subisce qualche tipo di violenza di genere e ogni 11 minuti una donna o una ragazza viene uccisa da un familiare. Il picco di violenza si è poi acutizzato nel 2020 durante il lockdown a causa delle convivenze forzate. Il numero antiviolenza 1522 ha dichiarato di aver ricevuto 2.103 richieste di aiuto in quel periodo. A partire dal primo trimestre del 2020 le chiamate al 1522soo aumentate vertiginosamente, fino a toccare il picco delle 4.310 chiamate annue all’inizio del 2021. La situazione sembra poi tornare a regime nel corso del 2021, fino ad arrivare alle 2.966 segnalazioni del 2022.

Chi sono le vittime

A subire le violenze sono soprattutto donne nubili circa il 42,7%, ma anche quelle coniugate più o meno il 33,7%. Queste donne sono per la maggior parte in possesso di un’ occupazione almeno il 35,7% e sono di nazionalità italiana per l' 83,7%. Quanto al titolo di studio, la maggior parte delle donne intervistate preferisce non rispondere, mentre il 23% dichiara di essere in possesso di una licenza media superiore e il 13,3% di una laurea.

Chi sono gli abusatori

Si tratta nel 90,6% di umini di nazionalità italiana, appartenente alla cerchia familiare: il marito della vittima nel 39,1% dei casi o il compagno nel 36,3%. La distribuzione anagrafica è piuttosto omogenea, con una prevalenza delle fasce di età comprese tra 35-44 anni (21,5%) e 45-54 anni (22,4%).

Nel 47,2% dei casi si tratta di un uomo in possesso di un’occupazione stabile, disoccupato per il 12% o pensionato solo nel 10% dei casi. Titoli di studio: in possesso di una licenza media superiore il 54,8% o inferiore il 23,3% dei casi. Ma non mancano casi di abusatori laureati e sono il 19,4% dei casi. La violenza non è quindi identificabile con un particolare stato sociale, economico o titolo di studio.

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