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Alice Rohrwacher a Vetralla: "Il cinema ci fa sentire meno soli e incompresi"

Il cinema Excelsior ha ospitato la presentazione del film "La Chimera" (girato anche nella Tuscia): un viaggio simbolico tra passato e futuro

Il cinema Excelsior di Vetralla ha ospitato un evento straordinario: la presentazione del film "La Chimera" in compagnia della regista Alice Rohrwacher, che ha girato molte scene del film in alcuni comuni della provincia, come Blera, Tarquinia e San Lorenzo Nuovo. Lunedì 18 dicembre la sala era gremita di appassionati che, entusiasti del film e della presenza della regista, hanno avuto l'opportunità di partecipare a un'intervista moderata da Vincenzo Cozzolino, membro dell'associazione giovanile Finali alternativi.

La conversazione si è aperta con i complimenti di Alice Rohrwacher per il suggestivo cinema Excelsior, descritto come un luogo che sembra trasportare gli spettatori in un'Italia di un'epoca passata e, al contempo, di un futuro ancora inesplorato. L'intervista ha approfondito il significato di alcuni elementi chiave del film, un'opera metaforica e narrativamente stratificata, a cominciare dalla suggestiva locandina del film raffigurante la carta dei tarocchi dell'appeso.

Rohrwacher ha svelato il processo creativo dietro la scelta di questa immagine. “Ogni volta che faccio un film devo trovare un'immagine simbolica che lo sintetizzi”. Continua la regista: “All’inizio non la trovavo ma poi ho pensato a un mazzo di carte. Il film ha una sua dimensione simbolica e popolare. È un tipo di simbolismo che si vede in osteria, che si gioca a tavola e che si sporca con le mani. Tra tutte le carte ho scelto i tarocchi”.

La carta dell'appeso è associata al protagonista del film, Arthur (interpretato da Josh O'Connor), creando un legame simbolico che invita gli spettatori a interpretare il film secondo la propria prospettiva. “Quello che voglio dirvi con questo poster è che tutti potete trovare il vostro significato in questo film. È un film che dà la possibilità di riflettere il simbolo che voi volete cercarci dentro”.

Il tombarolo, figura centrale nella trama del film, è stato il successivo argomento di discussione. “Quando ero piccola mi ricordo dei tombaroli e che ero intimorita da loro perché andavano a profanare e a frugare tra i beni dei morti. Mi sono chiesta: perché nessuno tocca nulla per più di 2000 anni tra le tombe e poi arriva un momento in cui tutti prendono tutto? Tutto questo è stato possibile perché a un certo punto il mondo ha deciso che era tutto una merce, tutto si voleva e si poteva comprare e vendere, anche gli oggetti sacri”.

La regista ha esplorato il cambiamento nel rapporto con la morte e la profanazione del sacro, offrendo una visione critica della società contemporanea. “Oggi i tombaroli sono tutti quelli che prendono qualcosa di sacro, come le sorgenti, l’aria, l’acqua e lo vendono. Il sacro è qualcosa che è di tutti e non è proprietà di nessuno”.

La conversazione ha poi toccato la questione della memoria personale di Rohrwacher, emersa durante la lavorazione del film attraverso la partecipazione del paese di Blera, uno dei luoghi in cui il film è stato girato, nella festa dell'Epifania. “Ho il ricordo di queste feste dove c'erano queste Befane che in realtà erano delle Befane sexy. Gli uomini che si mascheravano da donna si mascheravano da “puttana”, con un grosso seno, delle calze a rete e delle minigonne. Perché un uomo che si maschera da donna si maschera da un certo tipo di donna, mentre una donna che si maschera da uomo si maschera da uomo d'affari, con giacca e cravatta?”.

La conversazione prosegue con una riflessione sulla natura della chimera, sia come animale mitologico che come rappresentazione del film stesso. “Il film è una chimera. La chimera è qualcosa che vogliamo raggiungere ma che non riusciamo a raggiungere. I tombaroli vogliono raggiungere la ricchezza, Arthur, il protagonista, vuole raggiungere la sua amata. Tutti cercano qualcosa.”

La regista ha poi sottolineato l'aspetto burlesco e avventuroso del film. “È un film un po’ buffo, un po’ triste, un po’ noioso e un po’ d'avventura. Parla dell'aldilà, dei morti, del nostro rapporto con la morte, cose non così leggere, però lo fa in una maniera un po’ burlesca. È come la vita”.

In chiusura, Rohrwacher ha esplorato il potere trasformativo del cinema, paragonandolo al cibo per la mente e sottolineando la capacità di cambiare prospettive e offrire una visione condivisa del mondo. “A volte ci sentiamo incompresi, frustrati, che siamo unici e speciali e che nessuno ci capisce. Andare al cinema è un modo per capire che non siamo soli e incompresi e che possiamo guardare il mondo da una costruzione più comune”.

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