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Domenica, 28 Aprile 2024
L’AUSPICIO

Giuseppe Fioroni: "Natale tra l'orrore della guerra in Ucraina e una spaventosa crisi economica, ma un nuovo umanesimo è possibile"

L'esponente del Pd fa gli auguri insieme al vescovo Piazza

Un Natale nel segno degli insegnamenti di Aldo Moro. Questo l’auspicio di Giuseppe Fioroni, già sindaco di Viterbo, parlamentare, ministro e presidente dell’Istituto Toniolo. Oggi pomeriggio, alla chiesa dei santi Valentino e Ilario di Villanova, Fioroni e il vescovo Orazio Francesco Piazza hanno fatto gli auguri ai fedeli. L’evento, come da tradizione, è stato organizzato dal Centro Studi Aldo Moro.

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Nessun messaggio politico, ci si è limitati al sociale, per certi versi anche al filosofico. L’imperativo, per Fioroni e Piazza, dev’esser quello di “costruire un nuovo umanesimo”. Rimettere l’uomo al centro, dunque. In apertura, l’esponente politico ha raccontato un aneddoto della vita di Aldo Moro: “Un giorno lesse una frase di Mussolini: ‘Spegnete quei cervelli’. Era rivolta agli oppositori del regime reclusi nel carcere di Bari. Poi, su muri Bari vecchia, ne lesse un’altra: ‘Vietato pensare’. Alla prima lezione universitaria, con gruppo di coetanei, andò alla lavagna e scrisse: ‘La persona prima di tutto’. Lì, in quella frase, c’è insito tutto quello che Moro farà durante la guerra, durante il regime,  nel dopoguerra e agli albori della Repubblica. Quando farà la Costituzione, metterá al centro l’uomo, inserendo e tutelando i diritti inalienabili della persona nella carta costituzionale. La nostra Costituzione si fonda sulla sacralità dell’uomo e dei suoi diritti, perché la persona viene prima dello Stato, che è lo strumento per erogare diritti”. 

Una riflessione senz’altro profonda. Ma Fioroni si pone una domanda: “Come costruire un nuovo umanesimo durante l’epoca della pandemia?”. Il ricordo del Covid è vivido: “Ancora abbiamo negli occhi l’immagine di  Papa Francesco solo a celebrare la messa, in un tempo in cui un microrganismo aveva sconfitto tutti i potenti del mondo. Ora, come se non bastasse, c’è una crisi economica spaventosa. Ci domandiamo come poter rimettere l’uomo al centro in un mondo che, proprio mentre s’interrogava sul futuro, è tornato d’improvviso al passato, con l’orrore della guerra. In un periodo d’angoscia causato dalla qualità della democrazia di tutti i Paesi occidentali. Possiamo dare vita al nuovo umanesimo partendo dalla possibilità che ciascuno di noi ha di migliorarsi e divenire un uomo nuovo. Questo è tempo responsabilità, se ognuno di noi fa quel che è in grado di fare, accende speranza non solo per sé stesso ma per tutti. Che questo sia un Natale di luce”. 

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Fioroni ha regalato anche al vescovo Piazza un  piccolo presente per il Natale. In platea tanta gente: simpatizzanti, amici, politici, membri della Curia e fedeli. Nel cadeaux c’è un’incisione: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”. Una frase di Aldo Moro, scritta nell’ultima lettera alla moglie, quella in cui parlava di sé stesso come se fosse già morto.

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Il vescovo Piazza ha raccolto l’invito di Fioroni e si è accodato: “La luce di cui dobbiamo percepire la potenza e la forza è quella delle relazioni, non possiamo vivere senza gli altri. Essere felici in sé, con e per gli altri”. Sua Eccellenza poi va oltre: “Troviamo il modo di tornare a condividere tutto fra noi. Ribaltiamo il paradigma del possesso con quello della condivisione. Nessuno puó dire ‘non sono fatti miei’, perché è sempre fatto tuo. L’augurio per il Natale è che l’impegno del Centro Studi Aldo Moro possa sfruttare ogni singola occasione per condividere un po’ della nostra umanità”.

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