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Lunedì, 29 Aprile 2024
ACQUA PRIVATA A BREVE

Talete, la privatizzazione si avvicina ma alcuni amministratori chiedono lumi sui crediti d'imposta

Mentre si accelerano le procedure per il trasferimento al gestore unico delle infrastrutture degli ultimi comuni che ancora gestiscono in modo autonomo il servizio idrico, una fetta di politica solleva dubbi

Talete va sempre più verso le braccia di un socio privato. Acea, Suez e A2A restano alla finestra in attesa del closing, alla fine sarà una sola società a spuntarla e ad aggiudicarsi il 40% della Spa pubblica che gestisce la rete idrica viterbese. E, nell’ottica di velocizzare questa procedura, ritenuta dalla politica locale necessaria per il salvataggio ed il rilancio di Talete, ci sono altre mosse da fare. Su tutte, far entrare in società quei comuni che, ad oggi, ancora gestiscono in modo autonomo il servizio idrico integrato (Sii).

Dal comune di Vitorchiano, il sindaco Ruggero Grassotti ha scritto una lettera ai giornali nella quale si diceva preoccupato dell’improvvisa accelerazione verso il passaggio a Talete: “Dopo l'emissione dell'atto di commissariamento, dando peraltro seguito alla delibera della giunta regionale del 12 giugno 2022, gli uffici di tutti i comuni coinvolti hanno prodotto la documentazione richiesta e ora si trovano a trattare 'obtorto collo' il trasferimento fisico di infrastrutture e servizi come imposto dalle leggi e dall'atto di commissariamento, per renderlo efficace dal 1° gennaio 2023”. Esatto, perché la Regione ha de facto obbligato i 21 comuni della Tuscia ancora fuori dalla Talete (su oltre 60 comuni appartenenti al medesimo Ato) a trasferire il servizio idrico dalla gestione comunale al gestore unico. La missiva della Pisana, addirittura, paventava pure un danno erariale in capo agli amministratori locali, oltre ad anticipare l'avvio d'autorità delle procedure per la nomina di un commissario, con annessa diffida ai comuni che non hanno accettato il passaggio a Talete. Le infrastrutture idriche dovevano essere trasferite entro il settembre del 2022 ma, come noto, l’Ato ha varato un provvedimento volto a spalmare la tempistica su tutto il 2023. Eppure, proprio sul finire del 2022, ecco l’improvvisa accelerata: lo scorso 24 dicembre, l’Ato e Talete hanno sollecitato la sottoscrizione di un verbale per la presa in consegna del servizio.

Il timore degli amministratori è che si vadano ad ingolfare gli uffici, già ingarbugliati dalle sopracitate carte da produrre e vagliare. I tempi ristretti, infatti, non concedono sbavature, ma per i piccoli comuni, dotati di un organico amministrativo esiguo, questo vuol dire sovraccaricare inevitabilmente i dipendenti. Il tutto mettendo a serio rischio l’efficienza delle macchine amministrative. Alla sollecitazione natalizia di Ato e Talete, però, il 30 dicembre ha fatto seguito un’altra lettera, stavolta firmata da alcuni sindaci e consiglieri comunali. Questi chiedevano alla società lumi a riguardo dei crediti d’imposta, la cui scadenza era fissata proprio a capodanno. Con una pec, una ventina di amministratori chiedeva chiedeva conto  dei crediti di imposta 2022, previsti per fronteggiare l’impennata del costo dell’energia elettrica. Aumenti che, a novembre scorso, hanno convinto la maggioranza dei soci di Talete a votare il maxi-aumento tariffario del 12%. 

Secondo i mittenti del comunicato, Talete - ad ottobre - non aveva ancora usufruito dei sostegni statali in quanto era complesso procedere al calcolo dei crediti spettanti. La scadenza, come detto, era fissata per il 31 dicembre: “Ci preme conoscere con esattezza - si legge nella nota - come stanno le cose e soprattutto capire se sia stato fatto di tutto per scongiurare l’ennesima stangata per i cittadini destinata non ad investimenti produttivi ma a mettere delle toppe nella gestione corrente con relativa ulteriore minaccia di imminente fallimento societario superabile esclusivamente con la cessione di quote ad un privato, mentre per noi l’obiettivo continua ad essere quello di una vera gestione pubblica dell’acqua”.

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