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IL DATO

Ciambella e i Rocca boys preoccupano il Pd: alle provinciali persi 7mila voti

Alle elezioni quella del Partito democratico è stata la lista più votata, ma anche quella che ha perso più voti. La maggior parte strappati da Luisa Ciambella (Lista Rocca), ma è mistero su dove siano finiti gli altri

Dall’analisi del voto delle ultime elezioni provinciali emergono particolari molto interessanti, che possono dare l’idea di quali siano ora gli equilibri politici nella Tuscia. E, perché no, possono aiutare anche a cercare di capire quale sarà la prossima maggioranza che governerà in Provincia. I partiti, ovviamente, si sono limitati a fare annunci trionfali attenendosi ai dati dei voti ottenuti, questo fa parte del gioco. Ma i numeri, solo apparentemente crudi, nascondono in realtà scenari complessi e manovre effettuate nell’ombra.

Partiamo dai vincitori, ossia il Partito democratico. La loro lista, Tuscia Democratica, è risultata la più votata ma anche quella che ha perso più voti ponderati: ben 7mila 238. Un caso molto particolare visto che, rispetto al 2021, escludendo Viterbo e Sutri, nei Comuni della Tuscia non è cambiato granché, con le maggioranze che sono più o meno le stesse. Dai 36mila voti ponderati delle elezioni 2021, il Pd è passato a 29mila. È un vero e proprio mistero capire dove siano finiti i voti del centrosinistra, che sono una marea. 

Fratelli d’Italia, arrivato secondo, in due anni ne ha invece guadagnati 4mila e 450. Ma queste non sono preferenze ereditate da sinistra, bensì voti degli amministratori di centrodestra che nel 2021 avevano scelto il Pd e domenica scorsa hanno votato la lista d’appartenenza. Il giallo s’infittisce, chi è riuscito a strappare gli oltre 7mila voti ai dem?

Guardando i dati, una larga fetta di questi potrebbe essere finita all’acerrima nemica Luisa Ciambella, che con la sua lista Rocca ha incassato 5900 voti ponderati. Ma ne mancherebbero comunque altri mille e cinquecento. E così, il dilemma sembra risolversi analizzando i voti di Forza Italia che infatti, tra tutti i partiti, è quello con la statistica più anomala: rispetto ai 13mila 900 di due anni fa, gli azzurri in queste elezioni hanno preso 15.917 voti ponderati, esattamente 2mila in più. Ma se nel 2021 gli azzurri potevano contare su sei voti dal consiglio comunale di Viterbo, oggi da Palazzo dei Priori ne sono arrivati solo due, quelli di Elpidio Micci e di uno dei consiglieri di Viterbo2020. Tecnicamente i voti sarebbero dovuti scendere (una preferenza del capoluogo equivale a 675 voti ponderati), invece sono saliti e pure di molto. 

Una sorta di miracolo elettorale, quello di Forza Italia, che secondo le malelingue potrebbe dipendere dal fatto che il Pd abbia dirottato alcuni dei suoi amministratori verso il partito berlusconiano, nella speranza di far scattare a FI il terzo seggio a scapito di Fratelli d’Italia, così da tagliare fuori i meloniani e ricostituire con Romoli una maggioranza in Provincia. Ma se fosse davvero così, allora il piano si sarebbe clamorosamente inceppato, dato che FdI è riuscita a raggiungere il Pd a quota 4 seggi e i romoliani si devono accontentare di due consiglieri. Ecco perché c’è chi sostiene che i 2mila voti in più Forza Italia possa averli intercettati tra le fila della Lega, che infatti ha subito un tracollo clamoroso ed è rimasta fuori da Palazzo Gentili. 

Quest’ultima versione, tuttavia, non spiegherebbe completamente dove siano finiti i voti del Partito democratico, che ormai sono un caso. La segreteria provinciale si interroga sulle possibili cause di questa emorragia di consensi e, nel mentre, si preoccupa di trovare una soluzione. L’ascesa di Luisa Ciambella e della lista Rocca, di cui è leader nella Tuscia, mette in apprensione i dem, visto che quello dei Rocca boys è un elettorato contiguo a quello del Pd e già alle regionali del 2023 è arrivata una prima conferma di ciò. Mentre si continua a setacciare i circoli per capire se ci siano stati o meno franchi tiratori, l’obiettivo è quello di differenziarsi da Ciambella, che però nel frattempo si sta preparando a presentare la propria lista anche in alcuni dei 25 comuni che a giugno andranno al voto. Il rischio, per il Partito democratico, è che tra circa due mesi possa ripetersi quanto accaduto alle provinciali. 

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