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Lunedì, 29 Aprile 2024
ELEZIONI PROVINCIALI

Elezioni provinciali, 62 candidati consiglieri per soli 12 posti: lo scontro sarà tra FdI e Pd, Frontini ago della bilancia

Parte la corsa per un seggio al parlamentino di via Saffi, sarà una partita a scacchi per i partiti

Ieri è scaduto il tempo per presentare le liste elettorali in vista delle imminenti elezioni provinciali, in programma il prossimo 17 marzo. Le liste, in totale, sono 6, mentre i candidati consiglieri 62. Una marea, considerando che i posti disponibili sono “solo” 12, tredici contando quello di Romoli che però è presidente e tale rimarrà per un altro anno almeno. Di certo, per l’inquilino di Palazzo Gentili si tratta di una sorta di “elezioni di medio termine”, come accade in America per i presidenti Usa. I risultati finora raggiunti, ma anche e soprattutto quelli mancati, incideranno sull’esito delle votazioni alle quali - ribadiamolo - partecipano soltanto sindaci e consiglieri comunali.

Lo scontro vero e proprio sarà tra Fratelli d’Italia e Partito democratico, saranno loro a giocarsi il maggior numero possibile di eletti. Questo in virtù del sistema elettorale, basato sui coefficienti, che attribuisce un peso diverso del voto a seconda del Comune che l’elettore rappresenta. In totale gli elettori sono 748, ma i voti non valgono in egual misura. In base al Comune di appartenenza, il coefficiente può aumentare o diminuire in base a uno schema di cinque fasce. Nella fascia A sono compresi i comuni con popolazione fino a 3mila abitanti ha 348 elettori, nella B quelli fino a 5mila (130 elettori), nella C quelli fino a 10mila abitati (169 elettori). Nella D figurano i comuni fino a 30mila abitanti (68 elettori) e, infine, nella E quelli fino a 100mila abitanti. In quest’ultima rientra solo Viterbo, il capoluogo, con i suoi 33 rappresentanti tra consiglieri e la sindaca Frontini.

A gioire di questo sistema elettorale è sicuramente la lista “Patto Civico per la Tuscia”, composta da esponenti di Viterbo2020 più Italia Viva. Cinque candidati su sei, infatti, sono proprio consiglieri comunali a Viterbo, dove il voto pesa di più. Altri due, invece, provengono dalle fila panunziane. Parliamo di Colelli e Fabbri, molto vicini alle posizioni del vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. La loro partecipazione, semmai ce ne fosse bisogno, rimarca ancora una volta quali siano ormai le intenzioni della sindaca viterbese. Verosimilmente verranno eletti in due, ma grazie all’apporto renziano alla fine si potrebbe riuscire a strappare anche un terzo seggio. È per questo motivo che l’alleanza renzian-frontiniana rappresenta l’ago della bilancia in questa delicata partita che si regge su equilibri sottilissimi. Qualora dalle urne non dovesse uscire una chiara maggioranza targata Pd o centrodestra, i voti dei due/tre eletti del Patto Civico sarebbero fondamentali per formarne una.

Frontini e Italia Viva, in questo momento, strizzano l’occhio al Pd, che nella sua lista ha candidato 12 aspiranti consiglieri tra cui tre sindaci. I voti per la maggiore arriveranno da Viterbo, ma anche nelle zone dei Cimini (che rappresentano un po’ la Washington del Pd viterbese, per restare in tema di parallelismo con gli States) arriverà il consueto plebiscito. Da non sottovalutare, tuttavia, clamorosi colpi di scena a Montefiascone, dove si è candidata la traballante sindaca Giulia De Santis, che coglierebbe anche l’occasione di testare la sua maggioranza in Comune. Nel caso dei dem, gli eletti dovrebbero essere quasi sicuramente tre.

Ma se frontiniani e renziani guardano al Pd, il Pd giarda a sua volta alla “nuova” Forza Italia di Alessandro Romoli. I forzisti, nella loro “azzurri per la Tuscia”, hanno schierato 12 candidati. Grande assente Elpidio Micci, che non farà di certo mancare il suo appoggio al voto. I berluscones, indeboliti dalle recenti tornate amministrative, nelle quali hanno letteralmente perso Viterbo più altri comuni “pesanti” dal punto di vista elettorale, dovrebbero riuscire ad eleggere un consigliere. Difficile, ma non impossibile, strappare un secondo eletto a Palazzo Gentili, che sarebbe preziosissimo per non restare ostaggio di Pd e FdI. Tra gli aspiranti consiglieri ci sono figure che tuttavia desidererebbero mantenere l’unità del centrodestra, come Francesco Ciarlanti ed Ermanno Nicolai, fedelissimi di Romoli ma ancorati al bipolarismo tradizionale. Certo, qualora dall’alto dovessero arrivare ordini di scuderia, difficilmente qualcuno si opporrà al fine di preservare un’altra unità, quella di partito.

L’altra corazzata presente, oltre a quella di Frontini e del Pd, è sicuramente Fratelli d’Italia, con la sua “Tuscia Tricolore”. Anche qui i candidati sono 12, tra cui quattro sindaci come Giampieri, Profili, Cesetti e Pasquali. Gli eletti in questo caso - grazie all’appoggio dei quattro consiglieri di Viterbo - dovrebbero essere tre ma, dato il peso che FdI in questo momento ha in Regione, anche amministratori estranei al partito potrebbero votare per il tricolore e quindi far scattare quel quarto seggio che complicherebbe maledettamente i piani di Frontini e democratici. Non lo nasconde Massimo Giampieri, coordinatore provinciale dei meloniani: “Una squadra composta da diversi amministratori di Fratelli d'Italia ma che apre anche a compagini civiche rappresentative del territorio e che risponde alle istanze delle comunità locali. L’obiettivo di Tuscia Tricolore è quello di esprimere anche all’interno del Consiglio provinciale la visione di Fratelli d’Italia e dare continuità alle politiche di buon governo portate avanti in Parlamento e alla Regione Lazio ma anche di tutte quelle realtà che a livello provinciale sono amministrate da persone di esperienza e qualità”.

Ci sono, infine, la Lega con la lista “Prima la provincia di Viterbo” e Luisa Ciambella con la lista Rocca. In entrambi casi è difficile fare previsioni ma, considerando che il Carroccio può contare su due grandi elettori, almeno un seggio dovrebbe essere in ghiaccio. Ciambella, invece, dovrà andare a caccia nelle zone della bassa Tuscia per guadagnarsi quella manciata di coefficienti che le mancano per essere sicura di far scattare un eletto. Per lei, in ogni caso, questa è la prima occasione per farsi conoscere sotto le nuove insegne del movimento guidato dal presidente della Regione Lazio, con cui parteciperà sicuramente alle prossime amministrative.

Dunque, i pronostici alla vigilia fotografano una situazione di sostanziale equilibrio: tre consiglieri a testa per Pd, FdI e forse Frontini, uno a testa per Forza Italia, Lega e Ciambella. In uno scenario del genere, ragionando in un’ottica di bipolarismo tradizionale, al centrodestra andrebbero 6 consiglieri e altrettanti al centrosinistra considerando Frontini. Romoli si troverebbe così a dover scegliere da quale parte stare, pur ricordando che a lui una maggioranza può anche non servire, avendo la possibilità di poter governare tramite decreti.

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