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Visite prioritarie, la Asl di Viterbo unica a migliorare i tempi nel Lazio (ma dello 0,9%)

Stretta di Rocca sui privati per abbattere le lista d'attesa: "Dovranno garantire il 100% delle prestazioni tramite il sistema Recup". I numeri sui tempi di attesa per prestazioni ambulatoriali di tipo B nel Lazio

"Entro la fine dell'anno le strutture private dovranno garantire il 100% delle prestazioni, che saranno dunque incluse nel Recup". Lo assicura il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. I cittadini del Lazio dovranno necessariamente poter contare anche sulle visite specialistiche ambulatoriali offerte dalle strutture sanitarie private accreditate. Stando all'ultimo contratto stipulato con la Pisana infatti, le stesse dovrebbero garantire il 70% della disponibilità coprendo le prenotazioni dell'agenda regionale pubblica (gestita da Recup). La realtà è ben diversa, ormai da anni. A essere coperto è solo il 10% delle prestazioni promesse. "Dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2023 o rischieranno di perdere l'accreditamento" spiega Rocca. 

L'obiettivo è mettere mano alle eterne liste d'attesa, uno dei problemi più sentiti dai cittadini che hanno necessità di curarsi. Una piaga nazionale che vede nel Lazio una delle sue performance peggiori. Tra le strade percorribili per abbattere almeno in parte le liste è quello di appoggiarsi alle strutture private. Il Lazio ne ha già decine accreditate, che spesso però non rispettano i contratti in essere. Da qui la stretta promessa. 

I dati delle liste d'attesa

Guardando alle rilevazioni della Cgil Roma e Lazio, durante il mese di maggio, il dato è preoccupante: quasi il 40% delle cittadine e dei cittadini che ha avuto bisogno di effettuare un esame diagnostico con priorità B (ossia entro dieci giorni) non è riuscito ad accedere alle cure nei tempi previsti. Qualche esempio? Una visita ginecologica per accertamenti su una sospetta massa pelvica di origine tumorale, o per perdite ematiche atipiche, o una visita ortopedica per una lombalgia acuta invalidante. Si attende ben più di 10 giorni. Le Asl Roma 2, 3, 4, 5 e 6, di Frosinone e di Latina, sono al di sotto della media regionale, con il 61,2% delle prestazioni garantite rispetto al totale delle prenotazioni. Forti anche le disuguaglianze territoriali nell'accesso alle cure, che determinano un divario di quasi 30 punti percentuali tra la Asl di Rieti la più virtuosa, con il 73,2% ma ben lontana dall’obiettivo minimo del 90%, e la Asl di Roma 4, con il 43,9%.

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Il confronto anno su anno

Un quadro in peggioramento. Se infatti si confrontano i dati di maggio 2023 e quelli di giugno 2022, la media regionale di prestazioni erogate in base alle prenotazioni passa dal 68,9% al 61,2%: 7,7 punti percentuali in meno. La situazione è peggiorata in 9 Asl su 10 e nella Asl di Viterbo, l'unica con una variazione positiva, la differenza è di un +0,9%. Nelle Asl di Roma 3,4,5 e 6 e nella Asl di Frosinone il calo registrato è a doppia cifra, con il dato più basso per la Asl di Roma con meno 22,7 punti percentuali.

"Per invertire la tendenza e raggiungere l'obiettivo minimo del 90% occorrono importanti investimenti per garantire il pieno accesso alle cure, rafforzare i servizi pubblici e per aumentare il personale, fortemente diminuito per il mancato turn over di questi anni" commentano dalla Cgil, in piazza sabato 24 giugno a Roma per una manifestazione nazionale sul diritto alla salute.

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