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Lunedì, 29 Aprile 2024
LE PAROLE / Grotte di Castro

Camilli rottama Talete: "Carrozzone buono solo per trovare posto a figli e nipoti dei politici, il servizio fa schifo"

L'imprenditore viterbese, sindaco di Grotte di Castro, piccona la società idrica: "Vogliono denunciarmi e commissariarmi se domani non entro in società, ma non mi fanno paura"

Piero Camilli torna all’attacco e martella Talete. Il sindaco di Grotte di Castro, nonché noto imprenditore con la sua Ilco ed ex patron della Viterbese, venerdì è intervenuto ad un convegno organizzato a Vitorchiano nel quale si è parlato delle problematiche relative all'ingresso in Talete da parte del Comune locale e delle conseguenze, non solo econoriche, per i cittadini. È qui che Camilli ha dato sfoggio di tutte le sue doti da animale da palcoscenico, arringando i presenti come se si trovasse ad un comizio politico vecchio stampo e condendo con battute divertenti delle considerazioni politiche e sociali.  

“Sto combattendo questa battaglia da più di 20 anni - ha detto Camilli - e il mio Comune è ancora fuori da Talete. Me ne hanno fatte di tutte, hanno sporto denunce e presentato esposti, ma mi hanno inviato anche molte lettere. L’ultima è arrivata ieri, dove mi hanno scritto che mi commissariano e mi denunciano per danno erariale. Peccato che per me queste siano tutte medaglie”. Con il suo stile irriverente, il primo cittadino di Grotte ha attaccato il modello di gestione proposto da Talete: “Noi l’acqua la vendiamo allo stesso prezzo della società, dov’è il danno erariale? La verità è che Talete e una bottega”. Un’affermazione forte che lui stesso spiega: “Come principio una gestione comune dell’acqua può anche essere giusta, ma non sono giusti gli amministratori, che poi fanno le cose all’italiana creando carrozzoni, posti di lavoro e collegi sindacali”. Un esempio pratico: “Mi dissero chiaramente, e lo smentissero se non è vero, ‘Se entra Grotte mettiamo a posto 5 persone che dice lei’. A me non va messo a posto nessuno, ma ad altri sì. Con un altro sindaco dovevamo votare contro ma lui alla fine votó favorevole e al ritorno mi disse che gli avevano sistemato il nipote. Questo è il sistema”. 

Camilli poi si scaglia contro la politica locale, che tecnicamente gestisce Talete e le strutture direttive: “Io vado in Provincia solo per parlare di acqua, non li stimo e quindi se si parla d’altro non vado. Quando c’è da stabilire gli aumenti dell’acqua votano tutti favorevoli tranne me, Nepi e, quando c’era, Sgarbi. C’è un problema, è evidente. Io sono nemico anche di altri sindaci, perché qualcuno mette in giro la voce che da me l’acqua costa meno, quindi mi danno del fascista e del prepotente. Io in realtà sono per la legge, la legge Galli”. Il numero uno di Ilco è particolarmente critico verso i modi con cui la governance dell’azienda si rapporta con i comuni, in particolare col suo: “Nonostante le diffide io sono fuori, ma l’ultima che si sono inventati è quella di mettere il contatore agli usi pubblici. Premetto che io l’acqua ai giardini, al centro anziani e alle monache non la faccio pagare per un discorso etico. Ho dato quindi le chiavi ma loro volevano l’impegno da parte mia che per cinque anni mi sarei accollato la responsabilità di eventuali rotture. Gli ho detto: ‘Mi rubate macchina e volete pure il pieno?’. Questo è il loro modo di agire”. Eppure, Camilli rivendica l’ottima gestione idrica di Grotte: “L’arsenico è sotto controllo a 9, i floruri a 1,60-1,50. Io sono un nemico di tutti in provincia perché sono una persona per bene, quando sento qualche collega dire che si è tolto delle rogne entrando in Talete m’incazzo, perché un sindaco le responsabilità deve prendersele come gli chiedono i cittadini. L’acqua a Grotte non manca e non è mai mancata, nei paesi in cui a gestire è Talete invece sì. Questa società è fallita, è un morto che cammina e mi fa schifo che la Regione gli mandi milioni di euro per le solite pappate. Vivono solamente per i posti e le assunzioni, mentre il servizio è vergognoso”. 

Camilli parla anche della depurazione, dovuta alla questione arsenico: “È una vergogna. Se voi prendete una bottiglia d’acqua minerale, vedete che da nessuna parte c’è scritto arsenico. A Bruxelles questa cosa se la sono sostanzialmente inventata, l’assurdità è che appena è uscito fuori il discorso arsenico mi è arrivato un pacco d’offerte per il depuratore comunale. E loro hanno speso milioni di euro per depuratori che non funzionano”. Per non parlare dei sistemi di pagamento: “Ogni tre mesi arriva una bolletta con acconto, una fattura presunta. Io personalmente ho smesso di pagarle fin quando non saprò quanto è il mio consumo. È un mio diritto saperlo. Questa azienda è allo sfascio totale”. Nel corso degli anni, il focoso ex presidente della Viterbese si è più volte scontrato in tribunale con la società idrica, come rammenta lui stesso: “Io ho vinto il primo ricorso al Tar, poi ho perso al Consiglio di Stato. Adesso entro il 28 se non entro in Talete mi denunciano ma io non ho paura di queste minacce ridicole. Facciano quello che vogliono. Mi rubano l’acqua, me la triplicano di prezzo e il primo loro pensiero è che io metta una firma su un foglio in cui ce scritto che sono il responsabile di eventuali rotture e disservizi. È un chiaro escamotage per cui dopo ti tengono sotto scacco per una vita intera. Non vanno sottovalutati, è tutto studiato a puntino. Mentre i partiti si ammazzano su tante cose, guarda caso su Talete destra e sinistra sono sempre d’accordo”. 

Non può mancare un passaggio sulla privatizzazione, che dovrebbe avvenire a breve: “Il socio privato dara sicuramente qualcosa alla politica per restare dentro alla società. Tutta questa smania di privatizzare si spiega solo così. Il privato sa già chi mettere e chi non mettere. A me più che altro sembra che finora le finanze siano state gestite in maniera anomala. Quando un’azienda va male io abbasso i costi, mentre loro invece li hanno alzati”. Per rimarcare ancora una volta il concetto sui metodi utilizzati da Talete, Camilli chiosa: “Loro non ti concedono di scegliere, è un’imposizione. Ma io combatto. Finché c’ero io in Provincia Talete non si muoveva, ma ora hanno allentato. La colpa sarebbe dei comuni che stanno fuori? Siamo 4 gatti, la colpa è loro che sono una manica di birbaccioni. Vedo cose vergognose, da me l’acqua non è mai mancata, ad Acquapendente dove c’è Talete sì. Ogni sindaco ha messo 4/5 amici, 6 amici dentro. Così si sono ritrovati ad avere un sacco di gente che fa le fatture presunte ma non hanno chi legge i contatori”. 

Ciliegina sulla torta, uno sfogo personale ancora una volta contro i politici viterbesi: “Quando sento parlare di Talete andrei pure a Pechino io. Un sindaco deve difendere gli interessi dei cittadini, non quelli delle multinazionali. Gli altri vogliono entrare, io no. A me m’ammezzerebbero, quella banda di nullafacenti che non hanno mai lavorato. Proporrei una legge: quando concorri alle elezioni devi dire come hai campato finora, il problema è che da noi c’è gente che da 50 anni campa con la politica e infatti si vede”.

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