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I segreti del Bosco Sacro. Il giardino ritrovato che ispirò Dalì, Antonioni e alchimisti

Il giardino dei mostri di Bomarzo è stato recuperato da Giancarlo e Tina Severi Bettini negli anni '50 del Novecento. Oggetto di studio e approfondimento ancora oggi custodisce misteri irrisolti

Chi vive a Bomarzo lo sa bene. Fino a qualche decennio fa il Bosco Sacro, quello dove si trovano i mostri nati dalle fantasticherie di Vicino Orsini, non era altro che un bizzarro luogo fagocitato dalla vegetazione abitato da pecore e pastori. Ritrovato e riscoperto grazie a Giancarlo e Tina Severi Bettini - che in forma del tutto privata acquistarono l’area restituendola al suo antico splendore - oggi è di nuovo tornato alla sua forma originaria, quella in cui, si suppone, era stato ideato.

Un dono d’amore

Nella metà del XVI secolo il bosco diventò proprietà del principe Pierfrancesco Orsini detto Vicino. Egli, si narra, decise di realizzare questo parco per donarlo alla moglie, Giulia Farnese, alla quale è dedicato anche il tempietto che si trova all'interno dell'area. La sua costruzione venne avviata nel 1552 dal celeberrimo architetto Pirro Logorio, allievo di Michelangelo. Secondo le testimonianze storiche, il parco e le sue sculture avrebbero un significato ben codificato nascosto al loro interno che attende di essere svelato da colui o colei in gradi di leggere l’anima profonda di questo posto. Bocche gigantesche, sirene, mostri mitologici, creature fantastiche e frasi enigmatiche si fondono insieme alla vegetazione creando un luogo fuori dallo spazio e dal tempo dove ogni singola pietra narra una storia. Alla morte del principe, l’intero bosco sacro venne abbandonato nella più totale incuria e, come detto, soltanto 400 anni più tardi venne recuperato.

Il Bosco Sacro di Bomarzo - Immagini tratte da Tripadvisor.it00004

La Magnum, Dalì e i documentari di Antonioni

Nel corso degli anni questi sito così unico e misterioso non ha mancato di attirare l’attenzione di artisti, intellettuali e registi. Ancora oggi, pure all’interno della struttura museale del parco, si trovano le fotografie scattate nel 1952 da Herbert List, fotografo dell’agenzia Magnum, che immortalò questo luogo prima del restauro quando ancora era utilizzato come ricovero per i pascoli. Qualche anno prima fu niente di meno che Salvador Dalì, il padre del Surrealismo, a perdersi tra elefanti e giganti di pietra lasciando immortalate la propria vista in un resoconto a cura dell’Istituto Luce. E poi nell’estate del ’50 ecco che l’occhio elegante di Michelangelo Antonioni si soffermò qui documentando la meraviglia che si celava nel fitto di una vegetazione incolta e campi di mais. Un destino miserrimo patito fino al 1954 quando Giancarlo e Tina riportarono in vita i mostri di Bomarzo.

Il Bosco Sacro di Bomarzo - Immagini tratte da Tripadvisor.it00003

Tra alchimia e percorsi iniziatici

Non poteva mancare neppure un’aura mistica. Il Bosco Sacro con le sue mostruose creature e le sciarade incise nella pietra sono state oggetto di approfondimento da parte di studiosi e artisti. Secondo alcune teorie questo luogo sarebbe nato con scopi alchemici. Il principe Orsini si narra che avesse tentato di trasformare i blocchi di peperino in figure parlanti. Un compito che poi avrebbe lasciato solo a eletti che, conducendo un percorso iniziatico, avrebbero decifrato gli enigmi svelando i profondi segreti di questo luogo. Altre teorie ritengono che il giardino sia invece ispirato al testo di Francesco Colonna, “Hypnerotomachia Polyphilii”. Il libro narra di un lungo sogno durante il quale il protagonista Polifilo cerca di trovare pace dalla sofferenza d’amore causate dall’amata Polia, defunta. Per ritrovarla Polifilo intraprende un viaggio iniziatico.

Il Bosco Sacro di Bomarzo - Immagini tratte da Tripadvisor.it00002

Maggiori info su www.sacrobosco.it

Immagini tratte da Tripadvisor.it

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