Omicidio del Suffragio, chiesta l'assoluzione per Azzurra Cerretani. La pm: "Non ci fu concorso nel delitto di Daniele Barchi"

Omicidio del Suffragio, chiesta l'assoluzione per Azzurra Cerretani. Per la pm Chiara Capezzuto "non ci fu concorso né materiale né morale" della 29enne viterbese nel delitto di Daniele Barchi. La richiesta di assoluzione arriva dopo quella di archiviazione avanzata sempre dalla procura di Viterbo, a cui però si opposero i genitori adottivi della vittima. Da qui il processo, a quasi quattro anni dal delitto, davanti al gup Giacomo Autizi con rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica richiesta dal difensore della ragazza, l'avvocato Fausto Barili. L'accusa è di omicidio in concorso, con il fidanzato dell'epoca: il 35enne di Corchiano Stefano Pavani, giudicato seminfermo di mente e condannato in via definita a 15 anni di reclusione.

Cerretani, invece, secondo il perito del tribunale sarebbe pienamente capace di intendere e di volere. Sana di mente, seppur in quadro clinico complesso, e quindi in grado di stare a processo. Conclusioni che contrastano con quelle del consulente nominato dalla difesa, secondo il quale la 29enne soffrirebbe di un disturbo tra il parziale e il totale vizio di mente.

Il delitto risale alla primavera del 2018. La sera del 22 maggio Daniele Barchi, 42enne originario di Gaeta (Latina) è stato trovato cadavere in un monolocale al pianoterra in via Fontanella del Suffragio. Una traversa di corso Italia, in pieno centro storico. È stato massacrato di botte e torturato fino alla morte. Seviziato con un coltello, un forchettone da cucina e una bottiglia di vetro. Il perché? Non avrebbe più voluto Pavani e Cerretani in casa dove li stava ospitando da tempo.

L'udienza di ieri pomeriggio, dedicata alla sola requisitoria del pubblico ministero, è stata rinviata al 7 marzo prossimo per l'arringa della difesa e per la sentenza.