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Omicidio Arcuri, i giudici di appello: "Dalla nonna innumerevoli bugie per allontanare i sospetti dal nipote"

Per la corte Mirella Iezzi, "nonna dal cuore grande e dalla mente lucida", ha "composto un puzzle per favorire il nipote"

Morte di Maria Sestina Arcuri, per la corte di appello di Roma non ci sono dubbi: dalla nonna di Andrea Landolfi, Mirella Iezzi, sono arrivate solo "menzognere dichiarazioni" finalizzate alla composizione di un "puzzle" utile "per favorire il nipote". Ma di quelle "bugie" il tribunale di Viterbo, che aveva assolto Landolfi, ha "escluso o attenuato la rilevanza". I giudici di secondo grado lo scrivono nelle motivazioni della sentenza del 21 dicembre scorso con cui hanno condannato Landolfi a 22 anni di carcere, oltre a una provvisionale di 300mila euro: 100mila per la madre, altrettanti per il padre e 50mila per ciascuno dei due fratelli.

"L'anziana signora - afferma la corte di appello riferendosi a Iezzi - ha lucidamente mentito (le bugie sono innumerevoli) per coerenza con la sua scrittura di una sceneggiatura da commedia in luogo del racconto di una tragedia. Insiste fino allo sfinimento nella narrazione di un quadretto idilliaco, e per rendere più credibile tale realtà immaginaria inventa lunghi lassi di tempo infarciti di progetti di vita, di gioiose o gelose confidenze di Maria Sestina, di colloqui confidenziali con quest'ultima e con il nipote". I giudici lo definiscono uno "sforzo battagliero" per "allontanare lo spettro dell'emersione di un contesto di contrapposizione tra i fidanzati e di allontanare i sospetti sulla condotta del nipote".

"Iezzi - si legge ancora nelle motivazioni - ha mentito fin dall'audizione davanti ai carabinieri". E la corte prende in esame un'intercettazione dell'anziana in procura. Nell'attesa di essere sentita dagli inquirenti, parlando con alcuni familiari di quella notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019 nella sua casa di Ronciglione, si è lasciata sfuggire un "Quando l'ha buttata giù...".

"Senza scomodare Freud - commentano i giudici - questa corte ritiene che la frase sottenda, semplicemente e banalmente, una chiara indicazione della dinamica della caduta e, di conseguenza, un'altrettanto chiara attribuzione di responsabilità al nipote. Per un momento, nella corazza della falsa ricostruzione propinata agli inquirenti e perfino ai parenti da questa nonna dal cuore grande e dalla mente lucida, si è aperta una falla piccola ma significativa per escludere definitivamente la sua credibilità e per lumeggiare la vera dinamica della caduta".

Sul comportamento dell'anziana la corte di appello infine scrive: "Non è il caso di scomodare aggettivi di forte impronta morale (meschino, diabolico, degenerato) per decifrare il comportamento di Iezzi. Ella, oltre che per la paura per l'indole e le condotte violente di Andrea, ha improntato la sua condotta a regole che possiamo giudicare discutibili, ma che si inquadrano perfettamente nel cliché del familismo amorale, o addirittura immorale, sul cui altare va sacrificata anche la verità".

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