Omicidio a Soriano: TUTTI I NOMI | Indagata la cognata di Bramucci, gli inquirenti: "La vittima l'aveva denunciata per furto"
Nelle carte dell'indagine: "Tra Sabrina Bacchio e Salvatore Bramucci ci sono stati dissapori familiari"
Nelle carte dell’indagine sull’omicidio di Salvatore Bramucci, il 58enne freddato con una raffica di colpi il 7 agosto scorso nelle campagne di Soriano nel Cimino, compare anche il nome della cognata. “Sabrina Bacchio – scrivono gli inquirenti -, con la quale vi erano stati in passato dissapori familiari”. Dissapori familiari tra lei, sorella della moglie della vittima, e Bramucci, tali da spingere il 58enne a denunciarla per furto il primo marzo del 2013.
Sabrina Bacchio
Su Bacchio, 48 anni tra pochi giorni, originaria di Soriano ma residente nella Capitale, l’attenzione degli investigatori si è posata perché “nelle date del 4 e 7 agosto 2022 si registrano contatti con Tonino Bacci”. Contatti telefonici con uno dei due uomini arrestati, avvenuti nel giorno del sopralluogo sulla scena del delitto per studiare i luoghi e i movimenti della vittima e nel giorno dell’omicidio. Ma non solo. “La sera del 6 agosto, giorno prima dell’omicidio, Bacchio e Bacci si contattano telefonicamente ben tre volte e dopo la mezzanotte del giorno dell’omicidio vi è una chiamata senza risposta da parte di Bacchio verso Bacci”, si legge nelle carte. Una “circostanza – sottolineano gli inquirenti - da non sottovalutare ed ulteriormente approfondire”.
Constantin Dan Pomirleanu
Tra gli indagati c’è anche il compagno della donna: il 32enne Constantin Dan Pomirleanu, nato a Fagaras, in Romania, ma residente a Guidonia Montecelio. È indagato per omicidio aggravato in concorso “perché – scrive il pm Massimiliano Siddi, titolare dell’indagine - in concorso con Tonino Bacci, Lucio La Pietra e altri soggetti, avendo agito con premeditazione, cagionava la morte di Salvatore Bramucci, attingendolo con sei colpi di pistola alla testa, al braccio e alla mano sinistra”.
Il sostituto procuratore ha disposto che il 13 settembre, giorno dell’arresto di Bacci e del complice Lucio La Pietra, i carabinieri facessero delle perquisizioni anche nei confronti di Pomirleanu. “Vi è fondato motivo di ritenere – riporta il pm Siddi nel decreto di perquisizione - che, presso il luogo di residenza e nelle relative pertinenze e in ogni altro locale nella sua eventuale disponibilità, oltre che sulla propria persona, si possano rinvenire cose pertinenti il reato, indispensabili per una completa ricostruzione delle dinamiche operative che hanno portato all'assassinio di Bramucci”.
I militari, all’alba di martedì, hanno puntato a cercare le “armi utilizzate per il delitto, gli apparecchi cellulari ed ogni altro strumento informatico in suo uso, all'interno dei quali potranno essere ragionevolmente rinvenuti elementi investigativi significativi, relativamente alle comunicazioni fra i correi nelle fasi di pianificazione, organizzazione ed esecuzione della cruenta azione delittuosa”.
Alessio Pizzuti
Nelle carte dell’indagine compare anche un altro nome: quello del “pluripregiudicato Alessio Pizzuti”, scrivono gli inquirenti. A lui Bacci avrebbe chiamato sia la mattina del sopralluogo che quella dell’omicidio. Il 4 agosto alle 5,23, ma “senza ottenere risposta”, e alle 5,23,44. “Questa volta – sottolineano gli investigatori - l’utenza di Pizzuti è verosimilmente stata spenta”. Copione simile il 7 agosto. “Alle 6,20 e alle 6,21 Bacci effettua due chiamate della durata di zero secondi verso l’utenza di Pizzuti, verosimilmente spenta”.
Tonino Bacci e Lucio La Pietra
Per l’omicidio di Bramucci sono indagati in cinque: tre sono a piede libero mentre due si trovano in carcere. Questi ultimi, Tonino Bacci detto Tony e Lucio La Pietra, restano a Mammagialla dopo l’interrogatorio di garanzia di ieri davanti al gip Rita Cialoni durante il quale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I loro difensori, rispettivamente gli avvocati Giancarlo Costa e Antonio Rucco, hanno preannunciato di ricorrere al tribunale del riesame per chiedere la scarcerazione.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, la gip Cialoni li descrive così: “L’indole violenta dimostrata nel corso della feroce aggressione fornisce un sicuro riscontro dell’allarmante personalità degli indagati, peraltro già gravati da precedenti penali: uno dei quali per rapina. Se venissero lasciati liberi potrebbero con altissima probabilità reiterare ulteriori ed analoghe condotte criminose della stessa specie di quelle per cui si procede, nonché ulteriori gravi delitti con l'uso di armi. Sono stati ragionevolmente reclutati da terzi, anche in ragione dell'assenza di contatti pregressi con la vittima, proprio per la loro indole delinquenziale al fine di portare a compimento il grave crimine eseguito su commissione per ragioni ancora in corso di accertamento. Le modalità cruente dell'azione criminosa sono indicative della loro spiccata propensione a delinquere: senza remora alcuna, hanno ripetutamente attinto la vittima colpendola anche in zone vitali, con il chiaro intento di uccidere Bramucci. Il tutto secondo un programma premeditato e ben congegnato - munendosi peraltro di una autovettura trafugata a bordo della quale viaggiava il terzo complice -, come desumibile sia dal preventivo sopralluogo che dalla disponibilità dell'arma portata al seguito per uccidere Bramucci”. E infine: “Sono pregiudicati palesemente privi di capacità autocontenitive rispetto alle palesate pulsioni violente”.
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